Dettagli Recensione
La prospettiva di impugnare Excalibur
Il mondo dell’infanzia è fatto così. C’è il senso dell’avventura. Si posseggono abilità straordinarie – tipo parlare con gli animali e comprenderli- al punto che meritiamo di essere soprannominati
Merlo, Lepre, Tasso e Ranocchio. Si sfidano le punizioni dei grandi. Ci si contrappone agli adulti (“Sapevamo che i regnanti non avrebbero mai potuto condividere l’entusiasmo di noi esploratori”) che rappresentano un mondo alieno, governato da leggi proprie, spesso incomprensibili.
Così Merlo, Lepre, Tasso e Ranocchio invadono il vecchio mulino. Intervistano una coppia di archeologi, si perdono nel bosco, esplorano il fiume. E violano la tomba ove giace la mummia di un guerriero, trafugano un bracciale a forma di drago (“La prospettiva di impugnare Excalibur cancellò ogni dubbio”) e così risvegliano lo spettro del defunto. Ne seguiranno eventi dolorosi.
Un romanzo che è un po’ “Goonies”, un po’ “Stand by me”, con tanta nostalgia per un’infanzia che sarà seguita dalle ordinarie tragedie della vita.
Giudizio finale: spiritico, retroflesso, elegiaco.
Bruno Elpis