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La tristezza ha il sonno leggero
 
La tristezza ha il sonno leggero 2016-04-15 14:16:41 Mian88
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    15 Aprile, 2016
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Erri Gargiulo

La vita di Erri Gargiulo non è mai stata semplice. Sin dall’età dei cinque anni, ovvero da quando i suoi genitori Renata e Raffaele si sono separati, ha vissuto con quella sensazione di “vuoto da riempire”, quel gorgoglio dello stomaco perennemente affamato e desideroso di affetti, accettazione, considerazione.
Così il tempo è passato, e quello che era un bambino fiducioso e speranzoso si è trasformato prima in un adolescente, poi in un adulto, disincantato, incapace di prendere decisioni, ma soprattutto impaurito dalla vita tanto che si accontenta di sopravvivere. E se c’è un qualcosa di cui assolutamente Erri ha timore sono proprio le emozioni perché queste ti rendono indifeso, mostrano chi sei, ti impediscono di nasconderti dietro la maschera della vittima, del figlio a metà, del pargolo cresciuto con genitori separati e famiglie rispettivamente allargate.
Il rampollo protagonista di questa storia conta infatti la bellezza di 2 fratelli, Giovannino e Valerio che sono cd “figli pieni” perché generati dalla madre (anche detta “capo miliziano”) e da Mario, nuovo compagno di quest’ultima, da una sorella, Flor, nata dall’unione del padre con la spagnola Rosalinda, e da Arianna, come lui, mezza figlia, perché risultato del primo matrimonio del marito della signora Ferrara e della relativa prima moglie. Eppure, nonostante le differenze, nonostante lui ed Arianna siano cresciuti senza “filtri” e con anche una carenza di affetto e di ascolto da parte di quelle figure di riferimento troppo concentrate sulle nuove nascite che su quelle già in piedi, ciascun membro della famiglia riveste un ruolo essenziale per il personaggio e la sua crescita.
Quanti sogni ha abbandonato, quanti desideri non ricorda nemmeno più di avere tanto la quotidianità lo ha trascinato nei suoi meandri confinandolo in quella ormai cristallizzata routine. E che fare allora se non vivere in difesa, senza mai dare fastidio, alzare la voce, esporsi al dolore? Soltanto quando Matilde, sua moglie, deciderà, dopo innumerevoli tentativi di avere una progenie, di lasciarlo per il comune collega di lavoro, Manuel Ghezzi, Erri inizierà a fare un bilancio della propria vita, del suo cammino, dei suoi errori, dei suoi continui rimandare, arrendersi senza lottare, cullandosi nel caldo abbraccio dell’indecisione, per infine dimenticare perfino quello che rappresentava la sua essenza; le sue aspirazioni. E come può dunque essere felice il giovane Gargiulo? Non può continuare a crogiolarsi nella condizione di “vittima”, deve essere lui il primo a voler raggiungere la tanto agognata felicità, anche se per far questo ci vuole coraggio, coraggio di vincere la paura di soffrire, di essere abbandonati.
Con “La tristezza ha il sonno leggero” Lorenzo Marone torna ad affrontare un tema a lui caro, quello delle scelte, della vita che è una e non va sprecata, quello dei desideri che fanno parte di noi e che non vanno vissuti come una distrazione dagli impegni che spesso ci troviamo sulla strada bensì come una componente da coltivare ogni giorno e non solo nel fine settimana, torna semplicemente a parlare di quelle decisioni che possono renderci appagati se abbiamo l’ardire di intraprenderle correndo il rischio di renderci vulnerabili, esponendoci. Perché soltanto noi stessi siamo gli artefici della nostra felicità e soltanto a noi stessi dobbiamo qualcosa.
Tante le personalità dipinte in questo scritto, tante le riflessioni che queste, ognuna a suo modo, ciascuna secondo la propria filosofia di vivere, sono capaci di suscitare nel lettore. Il tutto è avvalorato da un linguaggio semplice, fluente, ironico ed introspettivo a cui si sommano paragrafi brevi descritti e dedicati a diversi ricordi. L’impressione è infatti, a tratti, quella di leggere un diario o comunque di essere al bar sotto casa a parlare con una persona cara che in un pomeriggio come tanti decide di confidarci attimi di quel mosaico che è la persona umana.
Erri è un eroe che sa farsi apprezzare anche se in lui ho riscontrato un po’ troppo Cesare de “La tentazione di essere felici”. Avrei inoltre valorizzato maggiormente la parte finale dove è racchiusa l’essenza del libro che è esposto in “crescendo”, ogni parte è cioè tassello indispensabile per entrare nella successiva.
Nel complesso un romanzo piacevole, in cui inevitabile è riconoscere aspetti e caratteri del precedente lavoro dell’autore, ma che andrebbe letto, a mio modesto giudizio, comparandoli il meno possibile altrimenti è impossibile gustarne le sfumature. Un elaborato con una storia genuina, non impegnativa, adatta a chi cerca uno scritto dai toni leggeri e una forza introspettiva notevole. Non un capolavoro, ma sicuramente da leggere.

«Solo che il cambiamento fa paura, è qualcosa che chi ti è accanto non accetta di buon grado. Perciò prima o poi troverai che ostacolerà la tua voglia di cambiamento, ti diranno che non ti capiscono più, che sei egoista. [..] Tu fregatene e vai avanti per la tua strada, a costo di ferirci, a costo di ferirti. Ricordati, sei e sarai sempre responsabile soltanto della tua felicità»

«C passiamo tutti, tutti prima o poi feriamo e tutti veniamo feriti. L’amore, Erri, è pieno di gioie e momenti felici, di dolore e delusione. E’ come la vita, un’immensa fucina di pulsioni, alcune delle quali spiacevoli. Non fare come molti, che per non affrontare il dolore decidono di girare le spalle all’amore. Innamorati, soffri, piangi, disperati, urla, incazzati, tira calci, ma affronta le emozioni, vivile. Vivi. A ogni costo ragazzo mio, a ogni costo»



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