Dettagli Recensione
Sono io! Sono me!
“Viaggio per acque sconosciute su una nave
Simile a milioni di altre navi
Che vagano per oceani e per mari
Lungo percorsi dagli orari perfetti.
E molte ancora
Proprio molte anche queste
Ormeggiano nei porti.
Per anni ho caricato questa nave
Di tutto ciò che mi davano
E che prendevo con gioia sconfinata.
E poi
Lo ricordo quasi fosse oggi
La dipingevo con colori smaglianti
E stavo attento
Che in nessun punto vi cadesse una macchia.
La volevo bella per mio viaggio.
E dopo avere atteso tanto, proprio tanto
Venne infine l’ora di salpare.
E salpai.
Il tempo passava e io
Incominciavo a tracciare la rotta
Ma non come mi avevano detto nel porto
Sebbene la nave mi sembrasse diversa anche allora.
Così il mio viaggio
Ora lo vedevo diverso.
Senza più ansia di approdi e commerci
Il carico mi appariva ormai inutile.
Ma continuavo a viaggiare
Conoscendo il valore della nave
Conoscendo il valore che portavo..”
Cit. poesia “Il viaggio” in “Un uomo” Fallaci, pag. 208
Atene, 23 agosto 1973. Il giorno della liberazione dal carcere dove il regime lo aveva rinchiuso per oltre cinque anni, infliggendogli le più pesanti torture fisiche e psichiche, è il giorno in cui le strade di Alekos (Alessandro) Panagulis e di Oriana Fallaci si incrociano. La giornalista, inviata in Grecia da “L’Europeo” per intervistarlo dopo che la sua scarcerazione era stata richiesta dai Governi di tutto il Mondo nonché reclamata da innumerevoli manifestazioni nelle piazze, non avrebbe però mai immaginato che da quel colloquio sarebbe nato quell’amore profondo, travagliato, osteggiato e complicato dallo stesso prigioniero, quel sentimento che li ha accompagnati e legati non solo fino al 1 maggio 1976, data della morte dell’allora deputato, bensì per il resto della vita della scrittrice. Mai, avrebbe infatti, dimenticato Alekos. Sin da quella prima intervista chiara è la specialità del legame nato tra i due, basti pensare allo scambio conclusivo di battute intercorso:
O: «Alekos, cosa significa essere un uomo?»
A: « Significa avere coraggio, avere dignità. Significa credere nell’umanità. Significa amare senza permettere a un amore di diventare un’ancora. Significa lottare. E vincere. Guarda, più o meno quel che dice Kipling in quella poesia intitolata Se. E per te cos’è un uomo?»
O: «Direi che un uomo è ciò che sei tu, Alekos»
Eroe tragico, folle di sete di verità e giustizia, di libertà, è Alessandro. Un personaggio difficile da costruire ma anche da inquadrare tanto i suoi comportamenti sono apparentemente, e nel presente, privi di logica e consequenzialità per rivelarsi nel futuro prossimo premonizioni logiche di eventi chiaramente intuiti. E se prima ha combattuto con quella dittatura che per ben otto anni ha regnato nella sua terra natia, nemmeno successivamente, quando una nuova ne ha preso il posto travestita da democrazia, si è arreso, anche quando è stato tradito da quello stesso partito a cui si era dovuto piegare, lui che mai vi si era voluto legare, lui guerriero solitario che faceva delle idee il suo baluardo per ottenere quell’unico obiettivo, si è arreso per anzi andare avanti a quello che era il suo destino. Perché nemmeno nei suoi ultimi giorni di vita, nella stanchezza, nella disperazione, nella fragilità della carne umana sfiancata, nella pura e semplice consapevolezza di essere ormai giunto al termine della battaglia, Alekos è fuggito. Ed ha lasciato quel compito, altrettanto arduo, ad Oriana: “scrivi, scrivi la mia storia”.
Ma non crediate che “Un uomo” sia soltanto questo. Vi è certamente la figura dell’eroe, vi è la donna a sua volta incredibilmente eroica, c’è si la lotta per gli ideali più alti, per quella libertà, quella democrazia e quella giustizia tanto auspicate, tanto agognate ma vi è anche la rabbia per la scoperta che coloro per i quali combatti non sono, a volte, popolo ma gregge, c’è la fotografia degli anni successivi al Secondo dopo Guerra, e c’è l’amore. Un amore fatto di tante cose, di sensi, di pensieri, di ideali condivisi, di caratteristiche comuni quali quella di non appartenere a nessuno tanto da non avere alcuno pronto ad offrire protezione, ma vi sono anche elencate caratteristiche fisiche, caratteriali e comportamentali di un individuo che da sole, tutto farebbero tranne che rendere attraente ed amabile quell’uomo provato da anni di prigionia in cui era meno solo che di quando la libertà è tornata ad essere parte della sua esistenza. Ma di fatto, lo stesso elenco di caratteristiche che indurrebbero a scappare da lui, sono la maglia che tengono stretta l’Oriana scrittrice e donna ed il lettore, che entra nella sua psiche, rivive i suoi principi, le sue riflessioni, la sua incapacità di manifestare empatia e sentimenti, la sua forza, la sua energia, la sua inarrestabilità, la sua incancellabile umanità, la sua profonda sensazione di vuoto e di sconfitta quando tutto sembra ormai giunto al termine e la lotta pare dimostrarsi essere stata vana, ed anche quella perenne vicinanza con la morte che quando arriva è assoluta, finale, eppure non definitiva.
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Non ho letto il libro, ma comprendo quanto possa essere interessante.