Dettagli Recensione
Un'amicizia quasi perfetta
Il secondo volume della tetralogia è bello come il primo e se nel primo sono descritte le bambine, qua sono riportati gli studi di Elena fino alla pubblicazione del suo primo romanzo. Quello che colpisce è lo stile elegante e agile e la piacevolezza della scrittura che non annoia mai, sorprende, non cade nel banale e lascia un’impressione di originalità. Nel secondo romanzo salta all’occhio anche la doppia blindatura dell’identità dell’autrice: la prima data dalla non conoscenza del suo vero nome, la seconda data dal fatto che l’io narrante è la maschera. Perciò a differenza di tanti romanzi in prima persona dove proprio la prima persona facilita il lettore nell’entrare nella testa e nel cuore dell’io narrante finendo per fondersi con lui, con Elena questo non succede che in poche pagine. L’io narrante è sempre la maschera anche se questo può passare inosservato nel senso che l’eleganza stilistica fa sì che non ci si accorga che Elena intrattiene il lettore come se fosse ospite nel suo salotto: gli parla con garbo e con educazione ma senza mai urlare e dare da matto o farsi cogliere in vestaglia e ciabatte. Il fatto che le emozioni non sono urlate fa sì che il romanzo resti affascinante e interessante e crei un elegante distacco, credo voluto, che è la peculiarità dei romanzi di Elena.
Elena per tutelarsi ha dunque tolto dal romanzo la chiave principale di lettura che servirebbe per entrare nella sua testa e nel suo cuore, cosa che lei non vuole che accada.
Quale potrebbe essere la chiave di lettura del romanzo:
1)Le due amiche potrebbero essere due figure di fantasia uscite dalla mente di Elena autrice, 2) Lila e Elena potrebbero essere due diverse personalità dell’autrice, 3) Lila potrebbe rappresentare per Elena un amore impossibile o una rivale in un amore impossibile. 4) Elena potrebbe essere un uomo che vuole battere la donna perfetta, bella e intelligente sul suo stesso terreno dimostrando di poter essere più femminile di lei, una sfida nella sfida, dunque. 5) Una amicizia reale tra le due donne sarebbe l’ipotesi più difficile da capire.
L’ amicizia tra le due donne è infatti faticosa, pericolosa per il loro strano rapporto pieno di non detto. In tutto il non detto, la cosa che viene detta meno di tutte è l’affetto mentre è spiegata l’invidia, l’essere l’una stimolo all’altra, la gelosia.
Il romanzo è bello, non c’è bisogno di dirlo, ma il modo di essere di Elena porta riflessioni amare sul senso dell’esistenza e su come una donna intelligente riesca a buttare a mare la sua vita e a farsi sempre del male pur avendo tanto successo e tanto talento. Elena trasmette al lettore questo senso di mancanza a cui non dà nome. Forse è l’amica che le manca ma è sempre lei a cacciarla, a tenerla lontana, a non sopportare il confronto.
Lila mi ricorda Elsa Morante per la genialità, il carattere ribelle, la bellezza e per il fatto di avere studiato da sola.
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Commenti
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Per la Ferrante leggiti L'amore molesto, salta i giorni dell'abbandono che non fanno per te. La tetralogia la puoi iniziare se ti piace l'amore molesto. Credo che della Ferrante ti piacerà moltissimo lo stile ma sarai critico sul suo modo di vedere il mondo che è antiPotok.
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Bel commento! Devo dunque lasciar cadere i pregiudizi sulla Ferrante o tener duro? Per il momento accantono il problema, avendo già una pila di libri in attesa di lettura.
Quanto al Liceo Classico, meno male che c'è. Quanto al senso critico, dipende dal singolo docente. Ma quali abilità mentali possono essere sviluppate col vuoto di cultura che tante tendenze innovative hanno portato?