Dettagli Recensione
Emma.
Quando dopo dieci anni la storia e convivenza con Tommaso giungono alla loro conclusione, per Emma si apre una voragine, un vuoto immenso difficile da arginare. Quei vent’anni che la separano dal medico per cui ha messo in discussione tutto, dai genitori agli studi, si riversano su di lei come una spada di Damocle e la pura e semplice realtà dei fatti pronunciata dal compagno “non ti amo più”, sono troppo da sopportare.
Così, quando incontra Marco, Emma crede di aver trovato l’uomo giusto. E’ disillusa, affranta, provata da quella relazione su cui ha tanto investito e che ora e le si riversa contro. Il nuovo pretendente è un collezionista d’arte (o almeno così sostiene), la riempie di attenzioni, fiori, gesti galanti. La sorprende in tutto, compreso nella volontà di sposarla in segreto il giorno prima della Pasqua dopo appena sei mesi di frequentazione. La ragazza, ingenua e illusa dai falsi modi del contendente, decide di buttarsi; coniugarsi e metter su famiglia è sempre stato il suo sogno, ed ora che ha trovato la persona giusta perché tirarsi indietro?
Una mattina come tante e si riscopre sposata a quell’individuo che sin da poche ore dopo la celebrazione si rende conto non conoscere. Basti pensare al passatismo dello stesso di fronte alla comunicazione del loro connubio alle due rispettive famiglie. Per Emma quel distacco, quell’indifferenza dei parenti del marito e di questo, è stranissima, così come lo sono le parole della di lui madre «non ho paura di te, ho paura per te».
Sin da subito le reazioni dell’uomo si dimostrano imprevedibili, i suoi sbalzi d’umore ingestibili e purtroppo anche le mani. E se inizialmente Emma tollera perché non vuol ammettere di aver commesso un errore, non vuol chiedere aiuto, e crede di potercela fare da sola, alla nascita della sua piccola Martina tutto cambia. Adesso deve combattere, deve risvegliarsi da quei giorni, mesi, anni, di tentata comprensione e remissione, deve salvarla. Il coniuge è arrivato a segregarla nella sua residenza della famiglia in San Biagio, e giorno dopo giorno le sue aggressioni verbali e fisiche sono più forti, incontrollabili, impossibili da gestire. E se per vendicarsi di lei e della sua inadeguatezza come donna e come moglie avesse iniziato a rifarsela su Martina? Come avrebbe fatto allora? Un conto era lei, ma la bambina non doveva essere toccata. Il calvario non sembra avere fine, eppure Emma ci riesce, lo attira di fronte ai fratelli, al padre e alla madre obbligandolo a curarsi. Per lei e la figlia un nuovo inizio, purtroppo ancora non rosa. Seguono anni di controversie legali, ma anche di minacce, aggressività, costrizioni, paura. Per la donna è arduo andare avanti, vivere senza il terrore, ricominciare…
Sara Rattaro, vincitrice del premio Bancarella del 2015, torna in libreria con un romanzo dalle tematiche forti. Le violenze domestiche, un amore comandato dall’autorità, dal dover chiedere il permesso per qualsiasi cosa, dal dover sopportare, tollerare e sottomettersi alle percussioni e lesioni di un marito autoritario e paranoico, la voglia di vincere quel dolore, di vedere quella luce in fondo al tunnel, di abbracciare quella speranza che tanto è stata relegata nel profondo, il desiderio di riconquistare la propria indipendenza e la fiducia in se stessi e negli altri, la volontà di proteggere la propria figlia da quell’inferno quotidiano, sono solo alcune di queste.
La storia narrata, è una storia come tante, come molte di quelle che ascoltiamo alla televisione o che leggiamo sul giornale. E’ una realtà in cui è intriso anche un obiettivo, quello di invitare queste anime violate da chi professava di amarle, a ribellarsi alla tirannia, alla prigione in cui si sono ritrovate per errore, consapevolezza, ingenuità, è la preghiera silenziosa a rivolgersi a centri di accoglienza specializzati, a farsi del bene, a riprendersi la propria vita. Perché a volte non vogliamo vedere oltre, vogliamo a tutti i costi trovare il buono in chi abbiamo accanto, concedergli fiducia. E nessuno può essere condannato per questo, è un proposito insito nell’animo umano. Tutti sbagliamo, e certe volte ammettere l’errore e concedersi una seconda possibilità è quanto più difficile ci sia. Della storia di Emma, vicenda ahimé realmente accaduta ad una persona vicina all’autrice, la parte più difficile da affrontare non è nemmeno tanto quella delle violenze, è quella della rinascita, quella del “dopo”; scoglio apparentemente insormontabile.
Fluente, diretto, concreto. Un testo che è capace di coinvolgere chi legge tanto che si conclude in appena 7/8 ore; ma alla sua ultimazione state pur certi che non vi avrà lasciato indifferenti. L’unica pecca, il solo cavillo: il tentato linguaggio giuridico, lo sperato approfondimento legale. Purtroppo su questo fronte qualche lacuna c’è, poteva fare di più per rendere maggiormente solide le sue argomentazioni. Lo so, sono puntigliosa, ma per altrettante sostenibili ragioni. Buono comunque il proposito.
«Non esiste la coppia perfetta. Nessuno può amarsi per sempre, nutrire infinita fiducia o costruire un rapporto del tutto privo di minacce. Esistono solo impavide persone che nonostante tutto ci provano. A volte ci riescono.»
«Si chiama dolore, ha mille abiti ma un solo odore»
«Tutto questo viene comunemente chiamato guarigione, il nostro ritorno all’equilibrio e alla salute. Raramente però è accompagnato dalla dimenticanza. Ma non importa, perché l’unica cosa davvero importante è ricordarsi di splendere. Anche se il mondo, a volte, te lo impedisce, tu splendi. Splendi più che puoi.»
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Marta