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L'amica geniale
 
L'amica geniale 2016-03-29 18:07:27 Mario Inisi
Voto medio 
 
4.5
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
5.0
Mario Inisi Opinione inserita da Mario Inisi    29 Marzo, 2016
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Il rione

Il romanzo è molto bello e anche molto piacevole da leggere. Racconta la storia di due amiche: Lenù e Lila. Elena Greco, Lenù, è l’amica geniale quella che unisce all’intelligenza la volontà, il piacere del nuovo e il giusto distacco dalla famiglia mentre Lila, la più dotata, la più cattiva in apparenza, è quella che sente il peso dell’ambiente e la zavorra della famiglia, quella che non si sa liberare degli altri per emergere, quella che dice a Elena di non smettere mai di studiare, di non smettere mai di essere l’amica geniale, quella veramente geniale. Con il pretesto di parlare della loro amicizia la Ferrante ci racconta del quartiere di Napoli, dei rapporti tra le persone, dei rapporti interquartiere, cioè tra le persone della zona bene e della zona più povera. La parte più interessante del romanzo è proprio la descrizione dei tanti personaggi di contorno e dei rapporti tra i personaggi secondari. Tutti sono in cerca di un riscatto, che spesso è socio economico ma anche culturale e morale. Spesso i padri o le madri sono la zavorra dei figli: ad esempio don Achille per i due figlioli Stefano e Alfonso, molto simpatici soprattutto Alfonso, compagno di scuola di Elena. Oppure Donato Starratore, il seduttore incallito di poverette come Melina che riduce sull’orlo della follia, pietra al collo per il figlio Nino. Melina ricorda la poverella dei giorni dell’abbandono. Ma anche la madre di Elena e il fratello di Lila sono pietre al collo. E’ interessante anche l’analisi sociale: la povertà che avvicina il gruppo degli amici ai fratelli Solara, malavitosi (nell’episodio della gita ai quartieri bene) e li separa dai ragazzi ricchi.
La visione del mondo di Elena è abbastanza cruda, la vita è lotta per emergere e il debole è colui che si lascia impietosire e tirare indietro dagli altri. La lotta di classe è tangibile.
“Noi stiamo volando sopra una palla di fuoco. La parte che s’è raffreddata galleggia sulla lava. Su questa parte costruiamo i palazzi, i ponti, le strade. Ogni tanto la lava esce dal Vesuvio oppure fa venire un terremoto che distrugge tutto. Ci sono microbi dovunque che ti fanno ammalare e morire. Ci sono guerre. C’è una miseria in giro che ci rende tutti cattivi. Ogni secondo può succedere qualcosa che ti fa soffrire in un modo che non hai mai abbastanza lacrime. E tu che fai? Un corso teologico in cui ti sforzi di capire cos’è lo Spirito Santo? Lascia stare è stato il diavolo a inventarsi il mondo e non il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.”
L’analisi impietosa è di Lila ma è fatta sua da Elena. E’ Elena la dura, quella che non si lascia tirare indietro, forse perché supportata dalla famiglia, forse perché più indifferente agli affetti famigliari, spesso pietra al collo.
La diversa strategia di lotta delle amiche le separa. Lila è abbandonata a se stessa. Elena può studiare. Lila è costretta a scegliersi il meno peggio degli uomini per sottrarsi a Marcello Solara, il malavitoso prepotente. Ma alla fine del romanzo, primo volume, si capisce che mettersi nelle mani di un uomo è una pessima trovata.
L’amicizia come viene descritta è molto poco femminile. Non c’è affetto, non c’è emotività, umoralità. Il legame è molto intellettuale, di stimolo reciproco, soprattutto da parte di Elena. Elena è in cerca del pungolo, il pungolo che rimanda alla citazione all’inizio del romanzo dal Faust, al diavoletto che Dio dà come pungolo all’uomo perché non si riduca all’immobilità. Anche il nome Elena fa pensare al Faust, Elena la donna ideale di Faust. Nel romanzo non c’è amicizia nel senso che in genere diamo al termine ma un rapporto socratico tra le persone. Elena tende alla noia e ha bisogno di avere intorno persone che la stimolino e facciano uscire il genio che sta nella sua testa ma che tende ad addormentarsi. La descrizione delle due amiche è molto fisica, come in tutto il romanzo c’è una tensione alla materia, al denaro, al riscatto sociale, alla conoscenza come strumento di riscatto sociale e morale ma morale in senso abbastanza esteriore, al piacere e alla novità intesa come conquista del mondo. Le due amiche sembrano in certe parti del romanzo molto simili, meno che fisicamente, una mora e una bionda, una specie di mostro e due teste anzi a due corpi uscito dall’immaginario maschile e simili a divinità greche o a personaggi mitologici. Anche il rapporto che hanno con gli uomini è molto dall’alto, in un certo senso.
Il romanzo è molto piacevole, le considerazioni anche sociali sono ben mimetizzate nel testo. Ci sono aspetti originali e idee che trattengono sempre l’attenzione del lettore: la smarginatura, la perdita di realtà delle cose, l’esplosione della pentola di rame.
L’incipit è favoloso con la scomparsa di Lila. E’ come se l’incipit ci dicesse che effettivamente Lila non è esistita davvero se non nella testa di Elena, o che la vera Lila è quella che lei ha in testa e che ha chiuso dentro il romanzo.

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Commenti

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Bel commento, Mario.
C'è del buono in questo romanzo, è vero, ma non mi ha convinto del tutto e la penna è troppo femminile, in barba al mistero sull'identità dell'autore :-)
Ma a me sembra la femminilità esagerata di un uomo. I giorni dell'abbandono con quella caduta nell'osceno non possono essere femminili. Però Elena sa scrivere e bene.
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Cristina72
30 Marzo, 2016
Ultimo aggiornamento:
30 Marzo, 2016
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Secondo i bene informati si tratterebbe di Anita Raja, moglie dello scrittore Starnone. In ogni caso, è un prodotto made in Italy che gli americani adorano :-)
Ciao Mario.
Non riesco a provare alcun interesse per questa autrice. Le valutazioni lette sono le più disparate. Quando vedo che viene accolta con 5***** mi chiedo : possibile che sia a livello di Tolstoij e di T. Mann ?
Ora vado a vedere chi è Anna Raia, magari esistono queste superdonne. Emilio, leggiti L'amore molesto, è un romanzo introspettivo e sincero, secondo me il più bello di Elena. Nell'amica geniale io credo che Elena abbia voluto creare un'opera più costruita dove dentro lo zuccherino delle amiche e dei loro amori infila un'analisi socio politica in distillato.La parte delle amiche e degli amori è la meno interessante. Ma il resto è bello, molto bello. E anche commerciale, si legge senza nessuna fatica ma non è un difetto visto che c'è tanta roba commerciale senza cervello.
Vista: bionda, bella, intelligente, napoletana, sarebbe perfetta come Elena,in effetti.
In risposta ad un precedente commento
Cristina72
30 Marzo, 2016
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Quindi tu identifichi la protagonista Elena con la scrittrice. In effetti qualcosa di autobiografico si avverte.
In risposta ad un precedente commento
Cristina72
30 Marzo, 2016
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@Emilio, a volte anche in un libro non eccellente troviamo qualcosa in cui ci riconosciamo e che ci delizia. Penso si possa dire lo stesso dei libri della Ferrante/Raja. Personalmente, ne ho letto solo uno e non sento l'esigenza di approfondire la conoscenza di questa scrittrice.
No, non saprei. ANche l'idea del collettivo di scrittori potrebbe spiegare l'anonimato. Non mi spiego comunque le pagine oscene dei giorni dell'abbandono, se la scrittrice è donna. A meno che non fosse a corto di idee e quelle pagine gliele ha scritte il marito ma comunque le avrebbe dovute leggere in ogni caso.
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