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Mi ci romperò la testa
La cronaca quotidiana ci ha ormai abituato a storie di pentiti, corruzione e connivenza tra potere politico, economico e mafioso, ma leggendo queste pagine non si può fare a meno di pensare, con ammirazione, che prima di Sciascia nessuno aveva mai messo in prosa la mafia, svelando al pubblico una pesante verità di cui gli organi di governo e di informazione non solo si disinteressavano ma che esplicitamente negavano. Questa scelta dona al racconto il sapore dell'impegno civile e morale, rivelandone il profondo spessore analitico.
L’indagine sull’omicidio di un modesto impresario edile è solo l’occasione per mettere in scena una Sicilia oscura e implacabile, una Sicilia di violenze coperte da coltri di omertà, di protezioni politiche che ordiscono le proprie trame di depistaggi e insabbiamenti, di appalti truccati e interessi economici. Perché, a osservare bene, questa mafia che si propone, in antitesi allo stato, come garante della pace sociale, col suo codice cavalleresco capovolto in cui onore fa rima con sopruso, non è altro che una “borghesia parassitaria, una borghesia che non imprende ma soltanto sfrutta”. E’ la legge del denaro che, oggi come ieri, è destinata a sconfiggere il romantico senso di giustizia rappresentato dal capitano Bellodi, simbolo di un'integrità morale dal fascino quasi poetico.
Rispetto all’altro grande capolavoro sciasciano “A ciascuno il suo”, in questo romanzo breve c’è meno spazio per le atmosfere polverose e gli scorci di vita mediterranea, probabilmente per via dell’estrema operazione di limatura effettuata dall’autore, un lavoro di alleggerimento che ci restituisce pagine dal ritmo incalzante, composte dall’alternarsi di brevi sequenze narrative e da una scrittura essenziale, efficace e ricercata.
Ma è il finale la pagina a mio avviso più preziosa. Nonostante l’amara sconfitta, Bellodi capisce che in fondo non può far altro che amare la Sicilia, farvi ritorno e “romperci la testa”. Ci sono ancora veri uomini che dedicano la vita alla difesa degli ideali di libertà e giustizia, anche quando le prospettive di successo sono minime e le mosse sono pericolose. Il pensiero va ai veri uomini che nella lotta alla mafia la vita l’hanno perduta davvero e le parole di Sciascia appaiono quasi profetiche.
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Commenti
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Avevo scoperto la biografia di Collura leggendo le vostre belle recensioni sul sito. La leggerò di certo, mi sembra davvero molto interessante. Grazie per la preziosa segnalazione, sempre gentilissimo!
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Questo libro non è certo fra i testi migliori di Sciascia. Concordo con te nell'individuare in "A ciascuno il suo" il capolavoro dell'Autore.
Ti segnalo intanto la bella biografia scritta da M. Collura, "Il maestro di Regalpetra" (probabilmente la conosci già).