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Non è mai troppo tardi
Quella del protagonista Cesare Annunziata, napoletano settantasettenne, è una vecchiaia nuova e originale. Siamo abituati a vedere la terza età ammantata di bontà e saggezza oppure rappresentata da creature tristi che soffrono la solitudine e sfogano i rimpianti in bisbetici dispetti. Invece qui la vecchiaia appare quasi come un’età d’oro in cui il non aver più niente da perdere diventa l’occasione per una vita più vera, più coraggiosa, più lucida.
Cesare Annunziata ha vissuto da egoista, troppo concentrato su se stesso e i propri fallimenti per dire ai figli quelle parole di accettazione che avrebbero avuto bisogno di sentire, per guardare la moglie accogliente che gli dormiva accanto invece di perder tempo in inutili scappatelle, per occuparsi degli altri. A maggior ragione adesso, che non ha più niente da barattare in cambio delle buone maniere e delle convenzioni sociali, si crogiola nella sua apparente sociopatia e fa delle sue bizzarrie e della sua cinica schiettezza il proprio vanto. Privilegio dell’età. Privilegio di chi ormai ha visto tutte le proprie speranze svanire e non è stato in grado di cambiare nulla.
Ma non è triste, apatico o rassegnato. La sua ora non è ancora arrivata e, senza investimenti e senza pretese, ogni ora da vivere può rivelarsi un’opportunità. Per portare una sfogliatella all’amico Marino, rinchiuso da decenni nella sua casa a lottare coraggiosamente con il dolore, e regalargli una ventata di ironico buonumore. Per condividere una pasta al pomodoro con la giovane vicina, vittima di abusi familiari, e scoprire che le anime sole si sanno trovare e capire con uno sguardo. Per dire una semplice parola capace di fare la differenza. Per tendere una mano. Piccoli gesti, piccoli piaceri, immense possibilità.
Dietro la maschera di burbera antipatia, portata con ironia e vivacità, si rivela un cuore grande che, col suo sguardo disincantato, ci dice tante cose sulla vita. Ci invita innanzitutto a viverla, a seguire l’istinto, a prestare orecchio a quello scampanellio che risuona nella mente segnalandoci snodi invisibili in cui è così facile sbagliare rotta, a non affidarsi alla giovanile fiducia che vuole credere che dietro l’angolo ci sia la tanto attesa novità. Perché “è vero, i sogni qualche volta si presentano alla porta ma solo se ti sei preso la briga di invitarli. Altrimenti puoi star certo che la serata la trascorri da solo” a ricordare occasioni sfiorate e donne non amate.
E’ una storia raccontata in modo semplice e divertente, con una naturalezza disarmante e un calore commovente perché le parole scritte fanno da cassa di risonanza alle domande segrete che fingiamo di non porci tutti i giorni in cui rimandiamo le decisioni, alla delusione che nascondiamo tutti i giorni in cui giriamo una pagina del calendario e vediamo i nostri sogni allontanarsi, alla paura che non ci confessiamo tutti i giorni in cui crediamo di non avere abbastanza coraggio. E ci ritroviamo così con le guance bagnate a leggere di Cesare e di tutti noi.
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Sono davvero felice che abbiate apprezzato la presentazione, è un libro che mi è piaciuto particolarmente.
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