Dettagli Recensione
Una storia magica
"Il giorno prima della felicità" è un romanzo raccontato in prima persona dal protagonista, basato su una storia vera, la storia della grande città di Napoli durante la seconda guerra mondiale e nel dopoguerra; una città caotica fra cielo, mare e Vesuvio.
Il racconto narra di un ragazzo orfano, chiamato "Smilzo" o "a scigna", che ha come maestro di vita Don Gaetano, il portinaio del suo palazzo, uomo saggio e vissuto, capace di leggere i pensieri della gente. Il ragazzo durante la sua umile e semplice vita, grazie a Don Gaetano, riesce a imparare sempre più cose e si sente arricchito sempre di più, ogni giorno che passa.
Don Gaetano cerca di insegnare la vita al ragazzo. Gli insegna a giocare a scopa, a svolgere lavoretti da idraulico, muratore e elettricista, a come mettersi in gioco e gli fa conoscere l'amico pescatore; gli racconta i segreti di Napoli durante i suoi giorni di ribellione contro i nazzisti oppressori, la liberazione grazie ai soldati statunitensi e la storia di un ebreo che durante le rappresaglie si nasconde in un sotterraneo, protetto dal portinaio. Don Gaetano racconta i suoi viaggi immersi nella natura dell'Argentina, e vuole far capire al ragazzo che la felicità non va cercata, ma si può solo aspettare, e quando arriva non ci si ricorda più del tempo che abbiamo atteso tanto.
Per il ragazzo la felicità arriva quando rivede Anna, la bambina del terzo piano che da piccolo ammirava dal cortile, e che cercava di raggiungere tutte le volte che si arrampicava a recuperare i palloni persi, nel tentativo di farsi notare. I due si danno appuntamento e quando si rivedono scendono nello stanzino sottoterra, il nascondiglio dell'ebreo, e fanno l'amore. Anna è una ragazza autistica che non parla mai con nessuno, ma con lo smilzo tira fuori tutta la sua passione, fino a quasi strangolarlo. Anna se ne va e il ragazzo spera di rivederla, ma non la aspetta; subito dopo chiede consiglio a Don Gaetano, che è contento per lui ma gli rivela che Anna è già promessa sposa a un camorrista, attualmente in galera; così dona allo Smilzo un coltello per difendersi.
Un giorno il ragazzo vince per la prima volta a scopa contro Don Gaetano; quel giorno il camorrista lo viene a cercare seguito dalla disperata Anna e vuole duellare. I due si scontrano e lo Smilzo ha la meglio.
Don Gaetano accorre e decide di accompagnare il ragazzo al porto sul mare, in modo da nasconderlo alle guardie ; gli ripete la frase che gli diceva da quando era solo un bambino e perdeva a scopa: "t'aggia'mparà e t'aggia perdere" (quando ti avrò insegnato, ti dovrò abbandonare). Nell'atmosfera del vento e delle onde che si infrangono sugli scogli, Don Gaetano regala allo Smilzo un biglietto di sola andata per l'Argentina, dei soldi risparmiati, un mazzo di carte napoletane e un dizionario di spagnolo.
E' commovente l'addio che il ragazzo dà a Napoli, la sua città maestra, colei che gli ha donato tutte le esperienze che ha vissuto fin'ora e l'ha reso ormai l'uomo che è. Il ragazzo nella nave immagina le luci dei lampioni come se fossero tanti fazzoletti bianchi, e attorno a lui i passeggeri piangono. Mi ha colpito inoltre come l'autore abbia scelto, credo spontaneamente, di non descrivere la scena del saluto fra il protagonista e Don Gaetano, come a evidenziare questo distacco che c'è nell'amore reciproco fra queste due persone. Sembra che il ragazzo sia figlio solo della città, e non dell'uomo che l'ha accudito per tutti questi anni.
Questo libro mi è piaciuto moltissimo, perchè l'ho trovato molto profondo. E' una sorta di poesia e adoro il fascino di questo stile di scrittura, che riesce a descrivere tutto quanto con così poche parole, che però sono molto spesse e concise.
Le frasi esprimono una grande forza e le metafore fanno pensare; infatti ho impegnato tanto tempo a leggere questo libro, perchè ad ogni punto bisogna fermarsi a riflettere. Mi sono piaciute molto anche le forme dialettali che Erri De Luca inserisce nei dialoghi, e mi è piaciuta ancor di più la descrizione reale di Napoli, una città di grande bellezza con i suoi pro e i suoi contro. Una città in cui nei vicoli i napoletani si sentono quasi prigionieri, ma a cui il mare riesce a donare un pezzo di libertà.
Colpiscono molto i racconti sulla guerra di Don Gaetano, e colpisce molto anche la passione che viene sprigionata dalla descrizione delle scene di sesso.
Inoltre mi ha fatto molto riflettere la parte in cui Don Gaetano rivela al ragazzo, dopo anni di silenzio, l'identità dei suoi genitori: la madre si innamorò di un soldato americano e il padre, furioso, la uccise e partì per l'America. Il ragazzo in questo punto si sente negato un pezzo di libertà: la libertà di essere chi voleva e di non assomigliare a nessuno. Chi ha dei genitori, infatti, trova spesso dei punti di somiglianza con essi, e deve per forza rispecchiarsi in loro, togliendosi la libertà di cominciare "da zero". Lo Smilzo, non volendosi rispecchiare ne' in una puttana, ne' in un assassino, decide di non pensarci più, e di vivere la vita come l'ha sempre vissuta.
Fortissima è la descrizione della rivolta raccontata da Don Gaetano:
"...Un momento stai davanti a tutti, poi altri ti superano, qualcuno cade morto e gli altri continuano in nome suo quello che è iniziato. E' una cosa che somiglia alla musica. Ognuno suona uno strumento e quello che ne viene fuori non è la somma dei suonatori ma è la musica, una corrente che si muove a onde, scortica il mare, è una fame che ti fa vedere il pane buttato a terra, e tu lo lasci a un altro, una madre che passa un sasso al figlio, la commozione che fa salire agli occhi il sangue e non le lacrime. Non te la so spiegare la Rivolta. Se ti troverai dentro di una, la farai e non somiglierà a questa che ti racconto. Eppure sarà uguale, perchè sono tutte sorelle le rivolte di popolo contro le forze armate. "
Un racconto molto reale, che ci offre uno spaccato indimenticabile della storia d'Italia.