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C'è posta per te 2.0
La Corrispondenza è l'ultimo film di Giuseppe Tornatore, pluripremiato regista italiano (ricorderanno tutti l'Oscar per Nuovo Cinema Paradiso), in programmazione nelle sale italiane proprio in questi giorni (febbraio 2016 per i posteri che leggeranno).
E' anche un libro scritto dallo stesso regista ma, differentemente da quanto accade spesso, in questo caso non è il film che trae ispirazione dal libro e ne diventa la sua trasposizione su celluloide.
In questo caso il libro esce contemporaneamente al film e, lasciatemi dire, anche per le sue dimensioni contenute, potrebbe essere definito un libretto, simile a quello che consegnano in teatro prima di un'opera preannunciandone la trama.
E non voglio nascondervi che un cattivo pensiero mi sia passato per la mente, un'insinuazione quasi da pettegolo direi: che forse il libro, o libretto che dir si voglia, nasca solo da un'esigenza puramente commerciale, dalla speranza di poter sfruttare l'eventuale successo della sua versione cinematografica (bissando magari il trionfo de La migliore offerta)?
E' lo stesso regista/scrittore a smentire questo mio dubbio:
"Ciò che vi accingete a leggere è il romanzo La corrispondenza, tratto dall'omonimo film. Un'originale e formidabile opportunità per restituire alla parola scritta la supremazia usurpata dall'immagine. Una ragionevole occasione per riscattare tutto ciò che lo schermo cinematografico deve o preferisce sottintendere".
E allora perchè dubitare di tale spiegazione, più che plausibile?
Metto da parte, quindi, la veste di pettegolo e provo ad esprimere un giudizio personale ma sincero.
Premetto anzitutto che sono costretto ad essere un pò vago sulla trama perchè altrimenti rischierei di svelare l'unico 'colpo di scena' presente nel romanzo, tuttavia ben calibrato, nel senso che si manifesta inaspettamente con effetto sorpresa garantito e generando quindi la dovuta reazione di sconcerto nel lettore (ovvio, si sconsiglia vivamente la visione del film prima del libro).
E direi che tale evento rappresenta quasi un taglio netto nel romanzo, lo divide in due parti di cui solo la prima riesce a mantener vivo l'interesse del lettore, evitando che la noia abbia il sopravvento.
La prima parte del romanzo, infatti, racconta in modo equilibrato, senza cioè sfociare in un romanticismo melenso e sdolcinato, il rapporto clandestino tra Ed Phoerum, noto astrofisico di fama internazionale, e Amy Ryan, una studentessa delle stelle che, pur essendo fuoricorso di alcuni anni, rimane comunque molto più giovane del suo professore.
Una storia d'amore sbocciata nel più classico dei modi, uno sguardo di troppo durante una conferenza dell'esimio professore, che si concretizza e si alimenta, però, sfruttando le tecnologie più recenti, quelle dell'era 2.0, Skype, video-messaggi, mail, chat e diavolerie simili.
D'altronde è facile intuire che il rapporto tra codesti amanti non possa svolgersi in modo differente, Ed Phoerum infatti è anche sposato con figli e le leggi etiche e morali della nostra galassia reputano quanto meno sconveniente per un uomo come lui rendere pubblica una relazione extraconiugale con una donna quasi coetanea di sua figlia.
"La prossima volta. Un'espressione bollente, difficile, scomoda da maneggiare. Non è mai facile incontrarsi, non per loro due. Ci riescono una volta al mese, un paio al massimo quando va bene. Ogni volta devono chiudersi alle spalle la porta di una stanza d'albergo, prima che possano guardarsi come desiderano, prima che ogni abbraccio conquisti la libertà di realizzarsi.
Sono tanti quelli che comprimono l'amore nel letto di un hotel, o nella fretta clandestina di un messaggio sul cellulare."
Poi, però, il colpo di scena, inatteso anche per me: e quello che speravo fosse il racconto di un amore epistolare, seppure in forma digitale, assume un'altra connotazione.
Speravo, forse ingannato anche dal titolo, che il romanzo affrontasse temi legati alla solidità di un rapporto 'virtuale', alle complicazioni che ne derivano, al rischio di perdere contatto con la realtà, di lasciarsi trasportare da emozioni sicuramente intense ma illusorie, ingannevoli.
Invece nulla di tutto ciò, quel colpo di scena ha frantumato in un secondo tutte le mie migliori aspettative su questo romanzo.
E, forse per questo senso di delusione, ho trovato la seconda parte del romanzo noiosa, stucchevolmente adolescenziale e persino poco realistica, anche per quelli della generazione 2.0
Vi dirò di più: prima della lettura del romanzo ero certo di voler vedere il film, essendoci Jeremy Irons come protagonista nei panni del professore Phoerum, attore che considero molto bravo e perfetto nelle interpretazioni di storie tormentate, complesse, amori illeciti ma vissuti intensamente (si pensi per esempio a Il danno, Lolita, Casanova, tanto per citarne alcuni).
Ora però devo ricredermi: se il libro è tratto dal film e ne ricalca fedelmente la storia, come precisato dal regista, preferirei quasi la corrispondenza 1.0 di Maria De Filippi in C'è posta per te.
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