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EVANESCENZA
Non appena inizi a leggere il libro, fai fatica a orientarti: chi racconta cosa, a chi? Lo scrittore più che raccontare allude, come se già noi fossimo a conoscenza dei fatti e delle persone di cui si sta parlando. In effetti, andando avanti, capisci che a sbagliare eri tu, nell’aspettarti un romanzo da qualcosa che romanzo non è: escludendo i tassisti dal suo racconto, Cordelli abbonda in definizioni e precisa che il loro racconto, ovvero suo e della persona cui il racconto viene fatto, sua figlia, è una raccolta di appunti, è una serie di ricordi e infine è la sua “compiacenza” e il suo “amore”. “Una sostanza sottile” sfida il lettore dandogli il ruolo di terzo incomodo fra un padre e una figlia che colloquiano fra loro in Provenza ad Avignone. In realtà è il genitore a svelare, a ripercorre avanti ed indietro gli eventi di un’esistenza, che fa fatica a definirsi, a essere qualcosa di più di un vago assestarsi fra figure femminili evanescenti, letture e reminiscenze letterarie, malattie e degenze in ospedale, viaggi ed eros. La natura di un libro, si afferma ad un certo punto, è non intellettuale ma “cantabile” ed alla fin fine la sonorità dei periodi, il ritmo, la composizione sinfonica, l’eufonia degli aforismi è l’impronta che ti resta di quello che hai letto, il resto ti è sfuggito, un’ombra appena intravista.
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Sono un po' diffidente : per me, è no.