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I giorni dell'abbandono
 
I giorni dell'abbandono 2016-02-13 14:52:26 Mario Inisi
Voto medio 
 
4.0
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
4.0
Mario Inisi Opinione inserita da Mario Inisi    13 Febbraio, 2016
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Il vuoto di senso

Olga, una donna di 36 anni bella e con due figli, viene improvvisamente lasciata dal marito Mario, ingegnere di mezza età, per una ragazza di appena vent’anni nonostante il loro bel rapporto. Il motivo, un vuoto di senso. E sul vuoto di senso è costruito tutto il romanzo. Cos’è un vuoto di senso: una cosa che non si crea non si distrugge, si tampona con un corpo, in maniera del tutto provvisoria e si trasmette come una maledizione. Olga ci parla infatti in prima persona del suo vuoto di senso che è il riflesso del vuoto di senso di Mario: riflesso ma amplificato come se Olga fosse uno specchio di Mario. Il vuoto di Olga viene descritto come assenza: assenza di attenzione, vuoti di memoria, fatica a fare le solite cose, sonno. La vita di Olga prima resa felice dall’affetto per il marito e per i figli viene svuotata di questo sentimento e nella sua assenza si insinua la follia, Olga si avvicina al confine con la follia senza però varcarlo. Questo avvicinarsi è descritto come uno svuotamento di spirito nella vita di Olga che viene riempita di materia. I figli e il cane diventano materia: feci, escrementi, vomito. Il linguaggio e il pensiero di Olga vengono stravolti come se Olga fosse posseduta e ci sono pagine di pensieri e di parole oscene, decisamente oscene. Lo scopo di Elena è quello di rendere la follia e l’avvicinarsi del famoso confine ma in realtà l’overdose di osceno non raggiunge questo scopo e io avrei tagliato diverse pagine, soprattutto i pensieri. Più i pensieri che le parole sguaiate, essendo il linguaggio sguaiato sintomo indicativo di depressione. Ma tutti quei pensieri sono troppi e poco femminili.
L’incipit, come tutti gli incipit di Elena è bellissimo. Sembra di entrare nella storia di corsa inseguendo il bianconiglio e ci si ritrova improvvisamente nel mondo di Elena. Mario, il marito, resta sullo sfondo e è descritto con poche pennellate che ne danno un ritratto molto efficace. Un uomo a volte grigio a volte molto divertente, un uomo a corrente alternata. Ma proprio in un momento in cui la corrente manca, cioè nel momento del vuoto di senso, Mario lascia la famiglia e mette il corpo di Carla a chiudere la falla di senso. Illumina cioè il vuoto assoluto con il cerino dell’emozione legata alla seduzione della ragazza, cerino che brucerà velocemente lasciando Mario al punto di partenza, cioè alla ricerca di un nuovo corpo che funga da provvisorio tappo. Olga, nel suo vuoto di senso, anche lei si ritrova nella stessa situazione come se venisse inglobata e convertita alla stessa filosofia di vita di Mario pur disprezzando Mario per aver usato il cerino dell’emozione. Olga si sceglie Carrano, il musicista come compagno, un uomo sensibile con cui illuminare il suo vuoto. Usa il fiammifero del sentimento invece del cerino dell’emozione pur nella consapevolezza della stessa provvisorietà della soluzione. Il vuoto d senso, viene naturalmente trasmesso anche ai figli in una reazione a catena.
Mario, viene descritto dagli amici benpensanti di lui alla moglie Olga come opportunista e voltagabbana, anche se con molte qualità. Ora l’essere opportunista non è una sua caratteristica genetica ma è anche quella una conseguenza del vuoto di senso che porta all’adesione alla filosofia di vita dell’effimero, che ha come conseguenza inevitabile l’essere opportunista e voltagabbana. Come dice Elena/Olga ci sono tante persone che conducono la loro vita tranquilla e dormono per cui non sono soggette a dolorosi vuoti di senso. Ma nel caso che uno ci fosse soggetto, le due possibili soluzioni sono l’adesione all’effimero, il vivere l’attimo che comporta un egoismo vorace e cieco (quello di chi sta annegando che per tirare il respiro tira sott’acqua chi gli si avvicina) o puntare al trascendente. L’egoismo è una conseguenza del sistema scelto di auto-salvataggio e non una caratteristica a priori dell’individuo-Mario. L’alternativa di scelta sarebbe quella di dare un senso trascendente alla propria vita legandola a un’idea di bene non a intermittenza. Sembrerebbe una scelta irrazionale, rispetto all’altra supportata dai cinque sensi, ma bisogna considerare che i cinque sensi non spiegano in nessun modo la vita e la morte (passaggio da materia organica a organica-vivente).
La parte finale del romanzo è molto bella.

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