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Tra tragedia e risate
La famiglia Camurati: mamma, papà e due figlie. La più piccola di esse è autistica. Si chiama Margherita, ma per tutti i parenti è semplicemente "Pulce", adorata e coccolata da tutto il parentado. Questa dolce armonia viene però interrotta quasi subito: quando mamma Anita va a prendere la figlioletta a scuola, scopre che "non c'è". E'stata portata via dai servizi sociali, poiché gravano pesanti accuse su papà Gualtiero, accuse dichiarate da Pulce stessa tramite la comunicazione facilitata (la quale, dato che non parla, si esprime con questo computer grazie all'aiuto di un adulto che le guida la mano sulla tastiera dopo averle scritto una domanda).
A raccontarci tutto questo è Giovanna, la figlia più grande, undicenne, che, tramite il suo personalissimo punto di vista, descrive le varie realtà e accadimenti della sua famiglia ma anche di se stessa: la storia della sua famiglia, la vita di tutti i giorni, il suo complesso rapporto coi coetanei, il rapporto con la sua unica amica, le indagini e la prosecuzione dei provvedimenti presi dai suoi genitori per riavere la piccola Pulce e difendersi dalle accuse...
Giovanna è ancora piccola, non conosce per bene la vita, è l'esposizione dei suoi aneddoti è condita dalla sua smisurata immaginazione e dal fraintendimento di ciò che non capisce, rendendo la lettura assai comica e piacevole nella sua ingenuità, evitando eccessivi patetismi e melodrammi, e attenuando in questo modo la tragicità di una vicenda del genere.
Tramite gli occhi di questa narratrice, vediamo sì una famiglia con tutti i suoi problemi, ma che vive con serenità, sdrammatizzando e ironizzando su un sacco di dettagli, per non farseli pesare quando ne hanno la possibilità.
La piccola Pulce, inoltre, seppur fulcro del romanzo, è come se fosse un fantasma; compare "in carne ed ossa" solo in pochissimi passaggi. Perché, per l'appunto, lei "non c'è". E'come un tesoro rubato e che deve essere recuperato. Per il resto rimane "viva" soltanto nelle memorie di Giovanna, che ne spiega la crescita, i suoi modi di fare, le passioni, nonché lo smisurato amore che tutta la famiglia nutre nei suoi confronti.
Tutto questo viene raccontato in un fluire ininterrotto di pensieri in prima persona, alternanza di presente e flashbacks, privo quasi sempre di punteggiatura, come se la narrazione fosse una necessità, uno sfogo che salta fuori come un torrente impetuoso e non ha tempo di ricevere queste aggiunte supplementari.
E'una storia che sì diverte ma strugge insieme. Soprattutto considerando che è una storia vera.
Consigliato caldamente, così come l'omonimo film diretto da Giuseppe Bonito.
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Tra università, esami e studio sto cercando di riprendere il ritmo di letture e recensioni di una volta :-)))
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