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Io, anzi noi
L’incontro di Michela Murgia ha diverse valenze.
È l’incontro che Maurizio realizza tra la propria soggettività e l’identità collettiva (“Noi, una parola che tutte le bocche declinavano in continuazione come fosse la spiegazione stessa del mondo”) di Crabas, ove il ragazzo trascorre le proprie vacanze nella casa dei nonni.
È l’incontro ludico con Giulio e Franco il rosso: in giochi ora spericolati (“Il racconto della morte delle merdone e della spedizione nella canala occupò praticamente tutta un’estate”), ora un poco crudeli (“Così se non prendiamo gli uccelli possiamo sempre giocare ai pirati”), ma sempre entusiasmanti e impregnati d’infanzia.
È l’incontro con una condizione forzata (“Intuire che cosa fosse l’orfanitudine senza lutto”), quando i genitori decidono di partire per il continente (“Papà guadagna più in continente, amore…”).
È l’incontro con il desiderio di preservare l’unità popolare, quando il borgo si spacca in due fazioni…
Attraverso la rappresentazione di riti, tradizioni e luoghi magici (“Lungo la riva dello stagno… parlarono di uccelli, conchiglie e anguille…”), Michela Murgia contrappone la purezza dell’infanzia ai meccanismi degli adulti, la pienezza del “noi” all’angustia dell’ego.
Giudizio finale: nostalgico, rurale, palingenetico.
Bruno Elpis
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Commenti
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Peraltro, questo romanzo è un piccolo assaggio, si legge in un attimo...
Ciao!
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