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LA SUORA (STORTA) E' LA CHIAVE DI TUTTO
“Non sta mai ferma,
è sempre indaffarata...
e nasconde qualcosa.”
Ormai Vitali è una garanzia:
garanzia di una trama vivace, scorrevole e mai scontata;
garanzia di passare alcune ore staccando la mente da tutto;
garanzia di ironia, acutezza e di una dota innata nel saper raccontare delle vite di tutti noi.
Sono le persone normali quelle che Vitali ci racconta: non improbabili eroi bellissimi e temerari, non improbabili eroine bellissime e soavi, ma donne di mezza età, marescialli dei carabinieri, giovani sfortunati ma che si affacciano con fiducia e buona volontà al futuro.
Siamo nel 1970 e il giovane Sisto sta aspettando dentro la sua macchina alla stazione di Bellano, lui è l'unico tassista del paese e sta per arrivare il treno da Milano.
Dal treno scende una donna, apparentemente vecchia, che chiede di andare al cimitero, non c'è mai stata, Sisto l'accontenta, ma giunto a destinazione si accorge che la donna è morta. Lì, sul suo taxi.
Indispensabile sarebbe identificarla: non ha con sé documenti, non ha detto chi andava a trovare al cimitero, ha scambiato solo pochissime parole con Sisto e nemmeno il ritrovamento della sua borsa, verso sera, sul treno che torna a Milano, da indizi...nemmeno lì i documenti.
Il maresciallo Riversi (e non Pezzati come riportato nel riassunto...) inizia a indagare sulla possibile identità della donna: secondo l'esame del medico aveva la sifilide, e aveva avuto un figlio, o una figlia, e quindi forse da qualche parte qualcuno la sta cercando. Nella sua tasca una foto: la donna da giovane, l'avvocato Agliati e lei, la suora storta, quella che lavorava all'ospedale di Bellano, quando non era ancora suora e non era ancora storta.
Sarà lei la chiave di tutto.
La storia corre parallela a quella del giovane Sisto, orfano cresciuto in parrocchia e avviato nell'officina dello Scaton, burbero e bestemmiatore, di poche parole ma che saprà essere per Sisto quasi un padre.
Parallela anche la necessità del maresciallo Riversi di dare un nome, una storia, di ridare dignità ad una donna sola, morta su un taxi in un paese sconosciuto, e trovare cosa potesse mai c'entrare in tutto questo la suora, quella storta.
Il tutto con il solito stile fresco, un libro divertente, leggero ma acuto.
Lo si legge in un fiato e non ci si annoia mai.
Forse il finale questa volta non è proprio originalissimo, e Vitali non ricorre ai soliti nomi strampalati, ma il titolo “La verità della suora storta” incuriosisce già abbastanza il lettore.
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