Dettagli Recensione
Yin Yang
È forse in questo particolare periodo della Storia dell'umanità, che più siamo sensibili a quello che concerne la religione islamica e i suoi diversi tipi di seguaci.
Oltre a esserne spaventati, per mezzo della sua componente più estremista, che si tratti di Al Qaeda o del Califfato, siamo anche incuriositi. Vogliamo conoscere quel che ci fa paura, quel che ci troviamo ad affrontare ogni giorno, chi in prima linea, chi da spettatore. Ed è qui che romanzi come "Il grande futuro" di Giuseppe Catozzella trovano terreno fertile.
Lo stile dell'autore è scorrevole, magari non eccelso ma comunque piacevole. L'ho trovato un autore molto Coelhiano, per lunghi tratti, anche se forse è l'ambientazione ad accentuare questa sensazione. Credo di poter comunque dire che chi apprezza l'autore brasiliano, probabilmente apprezzerà anche Catozzella, almeno in questa sua ultima fatica.
Amal e Ahmed sono due ragazzini, migliori amici fin da quando erano piccoli, con un'unica differenza: la famiglia del primo fa da serva a quella del secondo. Questo non impedisce ai due giovani di condividere una profondissima amicizia, costellata da giochi, disubbidienze, rischi, primi amori e anche contrasti. La vita li porterà a dividersi, a prendere due strade completamente opposte, e sarà quella di Amal, il servo, che seguiremo passo passo.
Il giovane dal cuore diviso (letteralmente), sarà nel corso degli anni alla perenne ricerca della pace interiore. Proverà a trovarla nel lavoro, nell'amore, nella fede, nella guerra, che permeeranno a turno le varie fasi della sua vita e della sua crescita. Quale di queste cose avrà la meglio?
Il viaggio di Amal ci porterà a guardare dall'interno la parte più oscura dell'Islam, quella più estremista e violenta, che forse con la religione non ha molto a che fare. Ma ci farà conoscere anche la grande devozione dei veri credenti, che nulla hanno da condividere con i sanguinosi terroristi che siamo purtroppo abituati a conoscere. Giusto per ricordarci che non si può fare di tutta l'erba un fascio.
È un romanzo che pone l'accento sulle contrapposizioni, l'Islam devoto e quello estremista, per l'appunto; la fede come scelta contro quella che viene imposta; l'amore contro il pregiudizio e l'odio.
La guerra contro la pace. Guerra vera e propria, ma soprattutto, guerra come conflitto interiore.
Perché non importa se siamo cristiani, musulmani o buddisti, tutti ci troviamo a combattere una guerra continua contro noi stessi, alla perenne ricerca di ciò che è in grado di portarci alla felicità. Per raggiungerla non esiste una strada precisa; ogni individuo può raggiungerla soltanto percorrendo la propria strada, che è unica e personale.
Ma per percorrere una strada, bisogna pur sempre camminare.
"Volevo ricordarti che la felicità è un diritto di tutti, Amal. Ricorda queste parole, qualunque cosa accada la tua giovane vita. Hai diritto alla tua felicità. Se la cercherai, lei si farà trovare. Te lo prometto."