Dettagli Recensione
“Il romanzo di Ferrara” : secondo libro
Ci si addentra con questo racconto lungo, quasi romanzo , nel corpus di quello che lo stesso Bassani definì “una specie di poema romanzesco di quasi mille pagine”; sono evidenti infatti i riferimenti intertestuali in particolare ai personaggi già menzionati nelle “Cinque storie ferraresi” e colpisce il lento incedere, quasi una sorta di passerella letteraria verso il famigerato giardino degli schivi Finzi – Contini.
Si ha il tempo con questo intermezzo di familiarizzare ancor di più con le atmosfere ferraresi, non solo gli scorci paesaggistici o la prepotenza della Storia; ci è consentito infatti entrare dentro le famiglie borghesi di estrazione ebraica, in particolare dentro quella del narratore che è spontaneo identificare col giovane Bassani. Si tratta di uno studente universitario, unico del suo gruppo di amici a studiare Lettere, i primi anni della vita trascorsi in quel “clima di agitazione, di distrazione generale entro cui si svolse la prima infanzia di tutti coloro che sarebbero diventati uomini nel ventennio successivo...” Racconta il giovane la sua Ferrara, l’ovattato clima provinciale, il perbenismo, la devozione al regime fascista e il suo lento incrinarsi. È un società classista quella nella quale vive, il pubblico e il privato tendono a collimare rovinosamente nelle bocche mai sazie di pettegolezzo e negli animi che facilmente vengono attratti quanto preme in loro la necessità di essere rassicurati. È pertanto ben accetto anche il nuovo otorinolaringoiatra: i suoi modi sono cortesi e discreti, evidente è il disinteresse che accompagna l’esercizio della sua professione nel pubblico e ancor più nel privato. Non c’è però una signora Fadigati e presto strane, stranissime voci circolano sul medico. La rappresentazione della sfera privata di questa esistenza è delicata, il lettore percepisce l’inclinazione sessuale dell’otorino che il narratore rende esplicita progressivamente calandoci nella narrazione. Il dottore frequenta la compagnia universitaria e condivide gli spostamenti in treno per Bologna, alcuni giorni della settimana. Gran parte dell’azione successiva si svolge tra Bologna e la riviera romagnola. Ferrara fa da sfondo al ricordo con eleganti e suggestive pagine che trasfondono l’immenso amore di Bassani per la città soprattutto quando termina l’idillio vacanziero e le tremende legge razziali si concretizzano agli occhi dell’operosa borghesia cittadina di estrazione ebraica, mentre si chiude anche la vicenda umana di un’altra diversità. Ferrara sarà allora il porto sicuro: “Mi era bastato recuperare l’antico volto materno della mia città, riaverlo ancora una volta per me, perché quell’atroce senso di esclusione che mi aveva tormentato nei giorni scorsi cadesse all’istante. Il futuro di persecuzioni e di massacri che forse ci attendeva (fin da bambino ne avevo sentito parlare come di un’eventualità per noi sempre possibile), non mi faceva più paura.”
Storia della metamorfosi subitanea ma presagita in una “razza inferiore”.
Tra l’ottobre del 1943 e il febbraio del 1945, più di 7.000 ebrei italiani furono deportati nei campi di sterminio nazisti , 5.969 furono uccisi, 837 sopravvissero, un migliaio i dispersi.
Indicazioni utili
Il giardino dei Finzi- Contini
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Anche in questo breve romanzo Bassani dimostra la sua bravura, grande stile. Pensare che negli anni '60 subì attacchi con altri scittori, ironicamente salutati come 'nuove Liala'. Ora le loro opere rimangono vive. E quelle dei loro detrattori ?