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La morte, solo la morte
Questo è un romanzo sulla morte, sulla vita, su una ragazza, Maria, "nata due volte", ("Fillus de anima. E' così che li chiamano i bambini generati due volte, dalla povertà di una donna e dalla sterilità di un'altra") e su una anziana donna, "Tzia" Bonaria Urrai, che tutti in paese sapevano essere l'accabadora, ossia colei che dà la morte, la morte dolce, ai moribondi. E non solo a loro...
Morte dolce. eutanasia, in Italia è da decenni che se ne discute, ma non è servita neanche la morte dolce "assistita" di Piergiorgio Welby (20 dicembre 2006) ad acceleare i tempi di una legge sul fine vita, che ancora non c'è.
In questo bellissimo romanzo, la Murgia affronta alcuni temi, che per lo più sono tabù, o quasi, e lo fa con un italiano perfetto, sebbene infarcito di termini della sua "lingua " madre, il dialetto sardo delle parti dove è nata lei, Cabras; a me il romanzo è piaciuto moltissimo, mi ha fatto conoscere aspetti della cultura sarda che non conoscevo affatto, mi hanno impressionato tutti i personaggi del libro, sia le protagoniste, da Maria, a Bonaria, alla maestra torinese, che i protagonisti maschi, da Nicola, ad Andrìa a Piergiorgio; mi ha fatto riflettere su quanto certe tradizioni siano importanti per mantenere in piedi certi tessuti sociali, fondati su valori che a noi sembrano sorpassati, ma il nostro progresso non ha saputo sostituire con valori altrettanto forti.
Mi è piaciuto molto che Michela Murgia non abbia preso posizione su civiltà contadina, di se "era meglio allora" o adesso, ma si è limitata a riportarci, con grande maestria, un pezzo di storia italiana, degli anni '50, e di una cultura a noi continentali del tutto "straniera".
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Ho visto con una certa sorpresa che questo libro ti è piaciuto molto. Dico ciò perché io ne sono stato piuttosto deluso sia per il nesso vicenda / dibattito attuale (un po'... tanto per stare sulla notizia, scelta sicuramente redditizia commercialmente), sia per aver allungato artificiosamente un racconto, tanto da farne un breve romanzo, aggiungengo un capitolo di stampo verghiano sull'infanzia dei due personaggi giovani, e uno quasi inutile ambientato in Piemonte : due parti anche stilisticamente avulse e letterariamente brutte.