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Una leggerezza che pesa come un macigno
Quando leggi un romanzo come questo ti rendi conto che la parola capolavoro andrebbe centellinata. Usata solo nei rari casi in cui la profondità di contenuto si accompagna davvero a una penna straordinaria, essenziale nella sua densità, intensa e allo stesso tempo piacevole. Così si potrebbe dire, senza rischiare di cadere nella banalità, che “A ciascuno il suo” è un vero capolavoro.
Tutto parte da un mistero, una lettera anonima contenente una minaccia di morte e un duplice omicidio in cui non si capisce quale sia la vittima predestinata. A indagare non è un efficiente poliziotto bensì un tranquillo e timido professore di italiano, guidato, tra l’altro, non da idealistica aspirazione alla giustizia ma da semplice, e un po’ ingenua, curiosità. Facendo così leva sui meccanismi del giallo, Sciascia costruisce una narrazione scorrevole e incalzante che facilita l’accesso a un tema scomodo e amaro quale la denuncia sociale di una Sicilia di omertà, ipocrisia, corruzione e assuefazione alla connivenza malavitosa.
E’ proprio il connubio tra l’ombra della mafia, che aleggia pesante come un macigno, e una scrittura vivace e ironica, di dialoghi brillanti e ricercata leggerezza, ad incatenare e stupire. Bellissime le atmosfere: i pettegolezzi al circolo, le chiacchiere in piazza al calar della sera, il decadente caffè Romeris avvolto nella polvere del suo antico splendore. Ben caratterizzati i personaggi, persino quelli che non fanno più di una veloce apparizione, che vanno a delineare le diverse sfaccettature dell’animo siciliano: furbo, rassegnato, lucido, divertito, corrotto. Ricchissime inoltre le citazioni letterarie.
Cosa manca a questo romanzo? Forse speranza. Se anche la Sicilia del commissario Montalbano è abitata da politici corrotti, religiosi conniventi, donne sensuali dal fascino ambiguo, alla fine, pur senza sgretolare i cardini del contesto sociale, viene offerta una qualche forma di giustizia. Qui no. Non c’è eroe. Non c’è giustizia. C’è solo una verità cui aspetta un destino di silenzio. C’è solo la realtà, dolorosa nella sua estrema attualità, a mezzo secolo di distanza.
Da leggere, assolutamente.
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Commenti
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Condivido la tua valutazione. Fra quelli che ho letto, questo per me è il più bel libro di Sciascia. Certo, i capolavori devono aprire uno spiraglio alla speranza. Gli scrittori siciliani sono pessimisti. La loro terra ha subito molti cambiamenti, senza essere intaccata nel profondo.
E Buon Natale!
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E' la caratteristica di Sciascia: ti lascia con l'amaro in bocca!
Complimenti, davvero una bella recensione!