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La Storia continua
Nel 2010 Pennacchi vinse il Premio Strega con il suo “Canale Mussolini” ed ora pubblica un sequel di quel romanzo.
Una vena mista tra scetticismo e curiosità spinge necessariamente alla lettura il pubblico precedente, vuoi per comprendere il taglio dato al nuovo lavoro vuoi per poter affermare che non tutti i sequel sono deludenti per antonomasia.
L’epopea della famiglia Peruzzi tra Veneto e Agro Pontino è stata il fulcro della narrazione pregressa con la sua genealogia pazzesca tanto da far invidia alla miglior mitologia greca; ebbene il prosieguo del racconto parte sempre da quei volti pittoreschi, che l’autore colloca in una zona intermedia tra leggenda e storia, immergendoli in una serie di colori che sfumano nell’indefinito.
La narrazione parte con un ritmo e con uno stile linguistico del tutto similare al precedente romanzo, costringendo a recuperare nella memoria nomi e personaggi, ma all’improvviso e senza nessun tipo di cesura il racconto diventa saggio, mutando completamente pelle.
Ora, per chi ama la Storia raccontata in qualsiasi tipo di versione, da quella più romanzata a quella documentale, la piacevolezza dello scritto è discreta; per coloro che preferiscono i contorni morbidi di un romanzo storico alla spigolosità del resoconto saggistico, la lettura potrebbe assumere connotati aspri.
Questa analisi è doverosa per comprendere la fattura del romanzo, cui l’autore ha volontariamente conferito una veste ibrida, quasi camaleontica, riuscendo a passare da un genere all’altro nello spazio di una pagina.
Sulle parti prettamente documentali che analizzano il periodo dalla caduta del fascismo al primissimo Dopoguerra, Pennacchi alterna notizie ufficiali tramandate dalla Storia a notizie più blande, quasi colte dalla “vox populi” del tempo o desunte da corrispondenze non ufficiali, ricamando su determinati episodi una coltre di indeterminatezza oppure gettando ipotesi per nuove interpretazioni storiche.
Per chi è avvezzo a leggere pagine di storia, può essere l’occasione per ripercorrere gli anni della caduta di Mussolini fino alla fine della guerra, tra immagini note e meno note e tra notizie a metà strada tra ufficialità e cronaca. Interessanti le ricostruzioni di alcuni passaggi politici e nitidi i volti degli uomini che hanno contribuito a scrivere le pagine di storia dell’epoca, da De Gasperi a Togliatti, a tanti altri.
Nel complesso appare un lavoro che non riesce a portare quel quid aggiunto al resoconto di una delle epoche di cui si è detto e scritto di più in assoluto, di cui la saggistica di destra di sinistra e di centro ha oramai esaurito gli argomenti. Si avverte una vaga sensazione di voler continuare a calpestare un sentiero vecchio e conosciuto su cui oramai non sopravvive più uno stelo d’erba.
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Il tuo commento è veramente molto bello ed equilibrato nella critica. A conti fatti, sono contento di non essermi imbarcato sul battello Pennacchi.
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