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Vidi un comunista volare vestito da Babbo Natale
Una piacevole storia sul Natale. Così si potrebbe sintetizzare a grandi linee il contenuto de “I fratelli Kristmas” di Papi, autore finora a me sconosciuto e scoperto per caso girando tra scaffali e banchetti in libreria, che si cimenta in questo lungo racconto dal sapore fortemente natalizio. Pienamente in tema col periodo.
La vicenda parte da un clichè narrativo trasversale che ha visto riproposizioni dello stesso tema in vari ambiti artistici, cinematografico soprattutto. Il tema in questione è l’impossibilità di Babbo Natale di consegnare i regali la notte di Natale. L’impiccio nel testo di Papi è il sopraggiungere di un’influenza che costringe Babbo Natale a letto. Ecco allora l’intervento provvidenziale di Luciano Kristmas, fratello di Niklas (alias Babbo Natale); l’unico in grado di sostituire con la sua figura smilza e aquilina il vecchio e grasso signor Natale. Luciano, un cosiddetto “uguagliatore”, accompagnato dal nano Efisio parte per consegnare nella notte più magica dell’anno miliardi di regali a tutti i bambini del mondo; con una curiosa variante sul tema: ogni bambino, che sia esso ricco o povero, ha diritto agli stessi regali. È questa la filosofia di Luciano, un uguagliatore ovvero una specie di comunista natalizio. Da questi presupposti si evolve la vicenda che vedrà coinvolti due bambini veneziani e un miliardario senza scrupoli, disposto a tutto pur di ottenere il controllo sul Natale in una rincorsa lunga una notte.
Lo stile è venato da una leggera ironia che ben si addice alla leggerezza della composizione e il lessico si adegua a questo tono narrativo. Non c’è la ricerca di virtuosismo compositivo da parte dell’autore e non c’è aspettativa di trovarsi in mano un capolavoro da parte del lettore. Premesse e tacito patto che aiutano ad apprezzare la fluidità e la lievità del romanzo. Sotto traccia corre l’intenzione morale dell’autore che, tramite l’alter ego Luciano ed il suo atteggiamento votato al socio-comunismo, punzecchia il famoso “spirito natalizio”, dietro al quale si nascondono frenesia, consumismo e materialismo. Il Natale non fa altro che acuire le differenze sociali esistenti al posto di ridurle: chi ha tanto riceve tanto, chi ha poco riceve di conseguenza e Luciano non sa darsi pace tanto da “tradire” lo standard di consegna del fratello. È una critica, seppur molto leggera visto il tenore generale del libro, alle disparità sociali alle quali ogni giorno assistiamo e in questo caso a ballare non sono milioni di euro, automobili extralusso, smartphone e computer, ma un semplice regalo, un dono capace di rendere felice un bambino anche per poche ore.
In conclusione si tratta di un libro piacevole, da leggere per trascorrere qualche ora di rilassatezza senza aspettarsi il capolavoro letterario e per scoprire da dove, curiosamente e allegoricamente, sia nato il Natale. Una nota di merito va, a mio avviso, al disegnatore Gipi, autore della copertina che riesce da un lato ad attrarre magneticamente il lettore e dall’altro a suggerire, senza svelare, il potenziale contenuto del libro, stuzzicando l’immaginazione di che vede il disegno.
“Grazie a lui aveva capito che neppure il Natale rendeva uguali le persone. Era diventato la festa in cui le differenze si facevano ancora più visibili e misurabili poiché si trasformavano in cose.”
FM