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Un futuro di mediocrità?
Poche righe per tracciare l'apocalisse della letteratura, un libricino, che già dalla corpertina, verdognola e priva di eccessi, mostra un mondo letterario orfano di vivacità e di libertà di espressione, un mondo in cui i libri sono fatti in serie e devono rispettare le esigenze di mercato.
Dopo due anni di fatica, il pluripremiato Giorgio Volpe, scrittore di successo tradotto in svariate lingue, ha terminato la sua ultima fatica, ma quando sta per mandare tutto in stampa e godersi l'ennesimo successo, la sua casa editrice sparice, inglobata in una fantomatica Sigma, votata al soddisfacimento dei piaceri dei consumatori, al fine di trarre il maggiore profitto. I libri devono rispettare precise regole: “Avventura sì, malattie no. Matrimonio sì. Corna sì, solo se poi pace. Corna e divorzio no. Sesso tanto”. La narrativa italiana si trasforma in letteratura indigena e i classici sono riscritti per meglio adattarsi alle necessità dei giovani. Va da sé che Guerra e Pace diviene solo Pace e che i Promessi sposi sono rieditati in “slang” traformando “questo matrimonio non s'ha da fare...” nel più orecchiabile “Prova a fa' 'sto matrimonio e ti rompiamo il culo, bello.” Poche, ma chiare sono le regole delle Sigma, niente metafore, niente poesia, niente situazioni spiacevoli.
Due le chiavi di lettera a mio avviso. Quante sono le Sigma in circolazione, così potenti da dettare legge a 360 gradi nel campo dell'editoria? La seconda. Forse più nascosta e subdola, quanti gli scrittori capaci di uniformarsi ai dettami della Sigma pur di guadagnare lo stesso, pur di solliticare il proprio ego, in quanti il fuoco sacro dell'arte è stato spento dal vento delle mazzette di banconote?
Pagine sagaci e taglienti, feroci in alcuni punti che portano alla mente la claustrofobia orwelliana, imponendo al lettore un immediato controllo del proprio classico preferito nella speranza che nessuna parola sia stata rieditata. Cattivo e sarcastico, talvolta crudele come un leggero “Fahrenheit 451”, dove a bruciare i libri sono gli stessi che li creano.
In definitiva, piccolo, ma denso, che sancisse la morte della libertà di scrittura, della pluralità di espressione, dell'editoria indipendente mostrando un futuro (un po' presente?) piatto di scritti mediocri. Possibile contrastare tutto questo? Ai lettori l'ultima parola.
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Innegabile a mio avviso, che alcune autori da best sellers, il titolo se lo siano veramente meritato.
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