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Donna ape
Conosco Cristina Caboni e le storie dei suoi romanzi, davvero, le somigliano. Dolce e severa, puntuale e appassionata, reale e romantica. Stavolta, la storia diviene il pretesto per consegnare a chi legge una preziosa guida all’utilizzo del miele.
Illuminante, a fine libro, il Quaderno del Miele, che ho letto prima di iniziare il romanzo e che segna, capitolo per capitolo, lo svolgersi delle vicende, con la proposta di ricette e rimedi. Ogni qualità di miele è un farmaco: ce n’è uno che rilassa e regala il sorriso, un altro per il coraggio e la saggezza, un altro ancora capace di donare energie e, ancora, una qualità di miele che aiuta ad essere generosi, gioiosi e riflessivi. Con le sue proprietà il miele è ricostituente, ricco di antiossidanti, guarisce il mal di gola e la tosse.
E’ interessante studiare e comprendere con leggerezza le differenze del miele intorno a cui è costruita una vicenda amorosa che, di conseguenza, cola miele dappertutto.
Angelica Senes apicoltrice itinerante, ha una laurea in scienze zootecniche e una specializzazione in etologia e benessere degli animali. Organizza e risolve i problemi degli apiari; vive per andare altrove, si ferma per ripartire, si allontana per non affondare. Finchè riceve in eredità da una zia una proprietà da custodire. Una proprietà antica e preziosa, una terra a rischio, saccheggiata, prima ancora che dalle ruspe, dalla avidità degli eredi. Angelica sa che la terra deve essere salvata perché possa continuare a generare, a rimettere al mondo, a dispetto di colate di cemento e di ettolitri di diserbante.
Abbaida, isculta e caglia. Guarda, ascolta e taci: è il destino dettato e assunto dalle donne ed è il percorso di liberazione di Angelica, attraverso la cura del miele e delle api. Giallo, blu e verde sono i colori che le api amano di più e la protagonista affronta nella sua crescita, numerose relazioni conflittuali, soprattutto con sua madre, che si tingono di giallo, di blu e di verde.
“Il dolore uccide, ninnia. E tua madre ci è andata vicina troppe volte. Il dolore cambia la gente, la fa diventare dura, come la pietra.” p.57. E’ il miele che aiuta le donne ad uscire dalle situazioni difficili e a risolvere la sofferenza, la tristezza e la fatica.
E’ la tradizione che diviene ponte e strumento per costruire il futuro. Custodire un mondo antico e saggio significa per Angelica seguire il ciclo delle stagioni e i ritmi delle api, insetti sociali, che vivono, si muovono e insegnano ad agire insieme. Recuperando il passato, la protagonista e il suo compagno d’infanzia, aprono la via.
Dono, con Cristina Caboni, tanti vasetti di miele diverso, come augurio, come farmaco, come promessa. E, soprattutto, offro il Nespolo, miele di Natale, gentile e chiaro, soave e pacifico.
“Il miele si sciolse sulla lingua come un racconto. E vide i prati, le colline fiorite, le scarpate dove le api avevano raccolto il nettare. E sentì le storie trasportate dal vento che questi luoghi avevano custodito per lei. Il miele continuò a parlare fino all’ultima goccia, e anche dopo, mentre chiamava Sofia per raccontarle gli ultimi avvenimenti, continuò a vibrare in lei, nutrendo la sua anima.”p.148