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Sempre care mi furono le acque lariane
Un po’ di buonumore non guasta mai. E questo Vitali di certo ce lo sa regalare con il suo pot-pourri di personaggi che va ad animare la natia Bellano, riproposta ancora una volta in chiave anni Venti, dove a farla da padrone sono, come sempre, il prevosto, le varie cariche fasciste e i variopinti paesani dai nomi stravaganti e dalle curiose vicissitudini. In questo libro è l’ostinazione incompresa del buon ragioner Geminazzi, determinato a trasformare la piccola fanfara paesana in un vero e proprio corpo musicale con tanto di divisa, sede e ricco repertorio, a costituire l’occasione per accompagnarci tra i pettegolezzi, i malintesi, gli imprevisti e gli amori, più o meno riusciti, che caratterizzano il sempre caro paese in riva al lago di Como. Storie di persone comuni, insomma, anche se caratterizzate, in chiave umoristica, al limite dell’eccentricità.
Nonostante le note comiche, la sensazione che lascia questo ritratto di paese non è però quella di una caricatura ma di una passeggiata tra stradine, di una chiacchierata con una vecchina depositaria di aneddoti e leggende, di una risata tra amici che non si prendono troppo sul serio. E così è anche lo stile: brioso, scorrevole, confidenziale.
L’obiettivo dell’autore non è certo la ricerca di una profondità di tematiche che dia spessore alle storie raccontate o la caratterizzazione psicologica dei personaggi. Ma se a questa lettura si chiede qualche ora di svago e un sorriso genuino, allora il colpo andrà a segno. Se posso permettermi una nota negativa: è vero che c’è qualcosa di rassicurante nel ritrovare meccanismi e atmosfere già note e collaudate, ma la solita minestra, per quanto buona, dopo un po’ rischia di stancare…