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Maestro Geppetto
La bambina e il sognatore non è il romanzo che uno si potrebbe aspettare dalla trama: un maestro indaga sul rapimento di una bambina di 8 anni che gli appare in sogno. Non è un giallo o un racconto visionario. Forse non è nemmeno un romanzo. Di certo si scosta molto da Isolina, Bagheria, e dal bellissimo La lunga vita di Marianna Ucria. Forse il denominatore comune è l’interesse di Dacia per le donne e l’attenzione alla violenza sulle donne che negli ultimi anni è diventata impegno contro la violenza ai bambini, basti pensare ai racconti di Buio.
Credo che una donna intelligente e gentile come lei si rassegni con difficoltà alla realtà della violenza. Questo romanzo così poco romanzesco vuole essere un’opera socratica in cui Dacia tramite il maestro Nani Sapienza, un uomo con il grande desiderio di essere padre, dialoga con gli alunni e dunque con il lettore sul rapimento della bambina, sulla violenza subita dai bambini, sulla violenza in generale, sul fanatismo religioso che sfocia nella violenza, e su quella cosa terribile a cui si pensa così poco che è la prostituzione minorile che alimenta il turismo sessuale di tanti padri di famiglia rispettabili in luoghi in luoghi come la Cambogia dove vendono bambine di pochi anni. Mentre il maestro Nani dialoga con gli alunni, quindi con noi, c’è anche un secondo dialogo che il maestro conduce dentro di sè tra la parte del suo animo sognatrice e fiduciosa nella bontà del mondo e quella più dotata di buon senso che lo indurrebbe a un tipo di riflessione più cinica e amara cui lui non vuole cedere. Il romanzo in certi punti è strano. Il maestro non fa che dialogare e far domande anche indiscrete alla madre della bambina rapita per esempio o ai suoi vicini. Certi discorsi sembrano inopportuni. Eppure nonostante Dacia ci abbia abituato a romanzi superiori come qualità letteraria c’è in questo libro una tensione alla ragione, alla non violenza, una fiducia nel dialogo e nella bontà dell’uomo che è toccante e rende questa favola interessante e portatrice di un messaggio positivo e profondo: il male può essere tenuto a bada e anche quando c’è, vedi la ragazzina stuprata in una casa di prostituzione in Cambogia e resa alla nonna perché in fin di vita, anche in questi casi il bene può sanare il male e arrivare a tirarne fuori miracolosamente altro bene. E’ difficile arrivare all’età di Dacia e avere una visione del mondo così positiva, fiduciosa e bella. Eppure bisognerebbe riuscire a guardare le cose come fa lei per poter lasciare ai figli la capacità di uno sguardo sul mondo che non sia troppo cinico e amaro. Per questo, credo che il romanzo trasmetta qualcosa di forte anche se non tramite il canale della letteratura cui Dacia ci ha abituato. Qui lei parla più alla ragione, da filosofa, e parla con un linguaggio semplice come si farebbe forse non con i bambini ma con persone (come noi) con qualche difficoltà a capire parole che vanno al di là del buon senso e si spingono nel territorio umano ma irragionevole della fiducia e della speranza verso quello che c’è di buono nell'uomo. Il maestro Nani Sapienza sembra avere un nome simbolico: la sapienza dei piccoli. Bella anche la fiducia romantica nell'amore. L'uccellaccio che c'è in me si chiede come abbia fatto dopo tanti anni di convivenza con Moravia (a giudicare dai libri di lui) a conservarla.
Spero che la storia della bimba riportata a casa dalla Cambogia non sia vera. Anche se finisce abbastanza bene, mi ha turbato molto.
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Commenti
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Un commento molto bello.
Di Dacia Maraini, donna intelligente e gentile, ho letto solo alcuni libri : non la considero una grande scrittrice, anche se occorre riconoscerle un grande impegno civile e molta umanità.
trovo il tuo commento interessante e ben motivato, Mario
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