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Ares per Irene
Ares per Irene. La guerra per la pace. Raccogliere armi e documenti di ogni genere che attestino gli orrori della guerra e con essi allestire un museo che possa divenire luogo di profonda riflessione, volta al consolidamento di una pace duratura, è il fine che si propone il protagonista dell’ultimo romanzo di Claudio Magris “Non luogo a procedere “.
È Trieste il teatro di questo racconto polifonico, Trieste, bella e offesa nella sua dignità durante l’occupazione nazista.
Dopo il misterioso incendio che porta alla morte dell’eccentrico collezionista e alla distruzione del museo, è Luisa a dover riordinare il materiale recuperato, Luisa, erede di un compito difficile e erede di realtà e esistenze drammatiche.
La brutalità della guerra, la sua spietata ferocia non risiede unicamente in quelle armi costruite per seminare morte e distruzione, ma traspare dai documenti, dagli scritti, dai graffiti lasciati dai prigionieri, ebrei, dissidenti del regime, partigiani, sui muri della Risiera di San Sabba, trasformata in prigione e lugubre forno crematorio, muri che sarebbero poi diventati sepolcri imbiancati.
Riordinare le carte è per Luisa, figlia di un’ebrea e di un sergente afroamericano approdato a Trieste nel momento della liberazione, erede dunque di una duplice emarginazione, occasione per ripercorrere momenti felici della sua infanzia e ricostruire parte della vita di sua madre e di sua nonna Deborah e rielaborarne il doloroso segreto. Sì perché il dolore non è generato solo dalla perdita e dalla mancanza, il dolore nasce anche dalla conoscenza e dalla consapevolezza che una vile debolezza può trasformarsi in tradimento o delazione. La verità si radica nei pensieri di Luisa, come si era radicata nella mente di sua madre.
Ma la guerra è anche questo. La paura è un sentimento talmente umano e comprensibile, che può portare a comportamenti ignobili. Se non perdonare si può comprendere.
Certamente il pathos che traspare nei bellissimi capitoli dedicati a Luisa è raggelato dall’alternanza con i documenti riguardanti la descrizione delle armi o con gli episodi relativi ai Chamacoco e a Luisa di Navarrete. Anche queste storie nella storia raccontano, tuttavia, di minoranze perseguitate, di vita e di morte, di sangue e passione.
È sempre Trieste, comunque, con il suo lungomare che per molto tempo conservò l’odore delle ciminiere della Risiera, con il suo bellissimo castello di Miramare che aveva ospitato Massimiliano d’Asburgo, ma che fu sede dei festeggiamenti per il compleanno di Hitler, è Trieste sullo sfondo e in primo piano al tempo stesso. Per parlarne con dolore, con amore, con speranza. Nonostante si sia concluso tutto con un “ Non luogo a procedere”.
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Commenti
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Come sempre hai scritto un bel commento.
Conosco l'autore come fine intellettuale che ci guida nei meandri della letteratura mitteleuropea.
Qui ha voluto cimentarsi in un testo letterario direttamente. Per me il Magris di riferimento, però, rimane quello là.
Il voto alla "piacevolezza" è una sorta di periodico punto di domanda, nel senso che non siamo i primi a sollevare tale questione. A me, sin dall'inizio, non ha creato particolari problemi: l'ho interpretato nel modo spiegato in altro post, nell'intento di poter produrre un giudizio "univoco" per qualsiasi genere di libro.
Sotto questo aspetto, i tre libri che citi sono, ovvio, tre 5... Di più non si può mettere :)
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