Dettagli Recensione
Il personalissimo Cosmo Orrido di ognuno di noi.
Tullio Cusman ha appena ventisei anni quando conosce Rosa Baldoni, donna d’altri tempi che insegnerà al giovane il significato di famiglia e di amicizia. Alla stessa va il merito della passione per la fotografia prima, e per il cinema dopo, dell’eclettico ragazzo.
Abbandonato alla nascita in una toilette di periferia e cresciuto in un istituto di suore altresì responsabili di quel nome così bizzarro, Tullio cresce nella riservatezza, nella rigidità e nel pudore. L’introversione è da sempre il suo rifugio ma anche la sua forza, grazie infatti al Cosmo Orrido egli riesce a staccarsi da quella realtà così opprimente dove la parola “orfano” echeggia malefica e crudele sulle sue spalle. Questo non è però solo la sua valvola di sfogo, è anche la sua più grande fonte di creatività. Cusman riesce a dare valore, a trovare la giusta angolazione, la giusta luce, la giusta idea per ogni suo progetto, fotografia, video che sia.
All’età di 18 anni lascia l’istituto e per circa altri otto vive a Cretona, paesino dove conosce Rosa nonché piccolo nucleo di anime dove il suo talento inizia ad emergere. Ben presto però lascia quest’oasi felice per trasferirsi a Mega dove inizierà a lavorare per Fatal News, un canale televisivo con ad oggetto prevalente il sesso in tutte le sue sfaccettature e dove creerà Funeral News, il programma che gli concederà notorietà, fama e successo.
E’ in questo nuovo contesto d’arte che due circostanze si anelano nella vita dell’ingenuo uomo, da un lato scopre il Play-fiction strumento che si andrà a sommare al Cosmo Orrido e che sarà artefice di nuova genialità per il regista ma anche di contrasti psicologici non indifferenti e dall’altro Gaia, giovane donna conosciuta nel viaggio verso la sua nuova vita, che finirà col divenire una costante per l’artista tanto che alla fine i due giovani convoleranno a nozze.
Quando Tullio arriva a Mega è un giovane magro, ossuto, educato, rigido, inesperto della vita e soprattutto delle emozioni; questo dato lo porta ad essere definito un “pretino” tale è la sua innocenza verso ciò che lo circonda. Dopo aver conosciuto Gaia ed aver iniziato con la stessa una realtà sentimentale sente di aver trovato in lei un porto sicuro, la tanto agognata e mai avuta sicurezza di una persona accanto.
In verità la ragazza è un mistero vivente. Mai si lascia andare con il compagno, mai esterna i suoi sentimenti ed anche quando si affaccia la possibilità di avere un figlio, e dunque di coronare il sogno di avere una famiglia riuscendo così a smacchiarsi ed allontanarsi definitivamente da quel maledetto marchio di orfano che da sempre si porta dietro, questa fa di tutto per rimarcarne i segni, per sottolineare tale condizione, per impedire a Cusman di stringere tra le braccia un piccolo frugoletto frutto del loro connubio.
Gaia è sfuggente, imprevedibile, ha sbalzi d’umore costanti, un giorno è calma ed affettuosa, il giorno dopo è cattiva ed affilata come una lama. Questa instabilità porta il pretino a rifugiarsi nella sua mente, tanto che ad un certo punto il Cosmo Orrido sembra prendere il sopravvento sulla personalità dell’uomo, la realtà viene manipolata, plasmata, artefatta. Razionalmente il regista sa che potrebbe lasciare Gaia e tutta la famiglia che ha accanto, ma ogni qualvolta che tale proposito prende campo pian piano si affievolisce, mancano le forze, nemmeno il Play-fiction mixato con la parte più oscura della sua mente riuscirà a trovare il coraggio per intraprendere questa soluzione. Ci penserà Brando a risolvere il “problema Gaia-Silvana” (madre della prima nonché compagna di quest’ultimo) ma a quale prezzo….
Franco Matteucci è nato in Toscana e vive a Roma. Da sempre ama il cinema tanto che a vent’anni inizia a frequentare il Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma per poi lavorare nello stesso scrivendo soggetti per Tonino Guerra nonché in Rai con il ruolo di regista. Con “Il Visionario” l’autore è arrivato tra i finalisti del Premio Strega 2003 ed ha consacrato il suo talento per la scrittura.
Un romanzo di appena 182 pagine è tale componimento, un testo dove la scrittura creativa è sovrana e dove si è sempre al confine tra realtà ed immaginazione, dove la forza introspettiva di Tullio invita il lettore ad interrogarsi sul proprio io.