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Racconto di armi e di inermi
“La morte si addice ai musei. A tutti, non solo a un Museo della Guerra. Ogni esposizione – quadri, sculture, oggetti macchinari – è una natura morta e la gente che si affolla nelle sale, riempiendole e svuotandole come ombre, si esercita al futuro soggiorno definitivo nel grande Museo dell'umanità, del mondo, in cui ognuno è una natura morta. Facce come frutta staccata dall'albero e poggiata recline su un piatto.”
La morte, esibita, può togliere alla morte stessa i suoi adepti?
E' l'ossessione di un personaggio indicato nel romanzo semplicemente con il pronome “lui”: nei suoi magazzini ha collezionato strumenti di morte (dalle asce degli indigeni Chamacoco ai sistemi di puntamento delle testate nucleari); ha trascorso persino il viaggio di nozze a scavare con il piccone nei campi dove si era combattuta la guerra di trincea del primo conflitto mondiale, disseppellendo elmetti e vecchi fucili. Con il preciso intento di farne un museo della guerra, dove possano materializzarsi gli orrori, le follie, gli eccidi, le sofferenze, e tutto attraverso i metalli, i legni, tutti quei materiali che hanno preso forma di morte, perché quella forma è stata loro data dall'uomo.
Poi, una sfortunata notte, buona parte dei magazzini salta in aria, e lui con essa.
E' Luisa a proseguire quel visionario progetto pacifista: il Museo della guerra, contro ogni guerra. Luisa che ha a che fare in qualche modo con la guerra – anche lei – portando in eredità tradimenti e rancori della terra friulana martoriata dall'occupazione nazista...
Claudio Magris parte dalla reale figura di un professore triestino – come spiega nella nota a margine del volume – e dal progetto di un Museo della guerra, che condurrà lo stesso (nel 1974) alla rocambolesca morte raccontata nel romanzo.
Il resto della storia è unicamente frutto di fantasia, compresa la figura di Luisa.
E' una storia composita, in cui si alternano – e si compongono nel comune denominatore delle guerre di diversi tempi e luoghi – frammenti della storia di Luisa, della storia di “lui”, e della Storia. Tra questi ultimi, assume peso preponderante quanto accaduto alla Risiera di San Sabba (uno dei lager nazisti in Italia, a Trieste, dove vennero eliminati numerosi prigionieri politici ed ebrei).
Il punto debole di questa lettura “alta” e complessa sembra essere proprio nel modo di richiamare così tante storie: la scelta dell'erudizione – sfoggiata nella sostanza e nella forma del libro – ruba spazio all'immediatezza del racconto e alla possibilità di leggere in unica successione i diversi episodi di orrore che si sono svolti a latitudini lontanissime tra loro. Un'idea di partenza così importante avrebbe meritato un racconto più emozionale: l'orrore della guerra va assorbito attraverso il senso di nausea. Il tentativo di proporlo alla testa del lettore ha in sé il pericolo di tenere quest'ultimo a distanza.
“ La guerra c'entra poco con l'odio, nessuno dei due ha bisogno dell'altro. Bombe cadono sulla testa di gente che non si odia affatto, tant'è vero che a guerra finita quelli che le tiravano e quelli che le prendevano in testa si stringono la mano e ci si ritrova nelle nostalgiche riunioni dei commilitoni ex nemici anche a nome di chi è caduto, si scopron le tombe, si levano i morti e si danno la mano. L'odio è più vero, più puro della guerra (...)”
“Comunque lui forse aveva ragione, l'infinito bene c'è, da sempre.”
Commenti
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Grazie Annamaria. Mi conforta non poco il fatto che hai le mie stesse impressioni. Quando commenti gli scritti di persone così erudite hai sempre l'impressione di essere tu inadeguato e di non aver capito quel che hanno voluto dirti.
Sulla piacevolezza, Annamaria, mi sono trovato quasi subito nell'impasse che descrivi. E l'ho risolto a modo mio. Piacevolezza di un horror, per me, è quanto riesce a spaventare. Piacevolezza di un dramma è quanto riesce a "immalinconire". Piacevolezza del libro di Magris è quanto senso di sconforto riesce a suscitare. Sembra un paradosso, ma mi ha consentito di trattare i libri valutati in maniera uguale. Piacevolezza, in altre parole, è la capacità di raggiungere l'intento che voleva il libro e appagare di ciò il lettore.
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