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Non luogo a procedere
 
Non luogo a procedere 2015-11-01 20:49:21 Rollo Tommasi
Voto medio 
 
2.8
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
2.0
Rollo Tommasi Opinione inserita da Rollo Tommasi    01 Novembre, 2015
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Racconto di armi e di inermi

“La morte si addice ai musei. A tutti, non solo a un Museo della Guerra. Ogni esposizione – quadri, sculture, oggetti macchinari – è una natura morta e la gente che si affolla nelle sale, riempiendole e svuotandole come ombre, si esercita al futuro soggiorno definitivo nel grande Museo dell'umanità, del mondo, in cui ognuno è una natura morta. Facce come frutta staccata dall'albero e poggiata recline su un piatto.”

La morte, esibita, può togliere alla morte stessa i suoi adepti?
E' l'ossessione di un personaggio indicato nel romanzo semplicemente con il pronome “lui”: nei suoi magazzini ha collezionato strumenti di morte (dalle asce degli indigeni Chamacoco ai sistemi di puntamento delle testate nucleari); ha trascorso persino il viaggio di nozze a scavare con il piccone nei campi dove si era combattuta la guerra di trincea del primo conflitto mondiale, disseppellendo elmetti e vecchi fucili. Con il preciso intento di farne un museo della guerra, dove possano materializzarsi gli orrori, le follie, gli eccidi, le sofferenze, e tutto attraverso i metalli, i legni, tutti quei materiali che hanno preso forma di morte, perché quella forma è stata loro data dall'uomo.
Poi, una sfortunata notte, buona parte dei magazzini salta in aria, e lui con essa.
E' Luisa a proseguire quel visionario progetto pacifista: il Museo della guerra, contro ogni guerra. Luisa che ha a che fare in qualche modo con la guerra – anche lei – portando in eredità tradimenti e rancori della terra friulana martoriata dall'occupazione nazista...

Claudio Magris parte dalla reale figura di un professore triestino – come spiega nella nota a margine del volume – e dal progetto di un Museo della guerra, che condurrà lo stesso (nel 1974) alla rocambolesca morte raccontata nel romanzo.
Il resto della storia è unicamente frutto di fantasia, compresa la figura di Luisa.
E' una storia composita, in cui si alternano – e si compongono nel comune denominatore delle guerre di diversi tempi e luoghi – frammenti della storia di Luisa, della storia di “lui”, e della Storia. Tra questi ultimi, assume peso preponderante quanto accaduto alla Risiera di San Sabba (uno dei lager nazisti in Italia, a Trieste, dove vennero eliminati numerosi prigionieri politici ed ebrei).
Il punto debole di questa lettura “alta” e complessa sembra essere proprio nel modo di richiamare così tante storie: la scelta dell'erudizione – sfoggiata nella sostanza e nella forma del libro – ruba spazio all'immediatezza del racconto e alla possibilità di leggere in unica successione i diversi episodi di orrore che si sono svolti a latitudini lontanissime tra loro. Un'idea di partenza così importante avrebbe meritato un racconto più emozionale: l'orrore della guerra va assorbito attraverso il senso di nausea. Il tentativo di proporlo alla testa del lettore ha in sé il pericolo di tenere quest'ultimo a distanza.

“ La guerra c'entra poco con l'odio, nessuno dei due ha bisogno dell'altro. Bombe cadono sulla testa di gente che non si odia affatto, tant'è vero che a guerra finita quelli che le tiravano e quelli che le prendevano in testa si stringono la mano e ci si ritrova nelle nostalgiche riunioni dei commilitoni ex nemici anche a nome di chi è caduto, si scopron le tombe, si levano i morti e si danno la mano. L'odio è più vero, più puro della guerra (...)”

“Comunque lui forse aveva ragione, l'infinito bene c'è, da sempre.”

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Commenti

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Bellissimo e articolato commento, Rollo.Io lo sto leggendo e finora mi trovo d'accordo con te.
Peccato per la carenza di spinta emozionale, peccato.
Si, peccato. Va anche detto che scritto in altro modo sarebbe stato un altro libro. Con questo voglio dire che il professor Magris - personalità di assoluto livello, parlamentare e grande scrittore - è lontano dal libro sulla guerra che avrebbe potuto scrivere. Peccato.

Grazie Annamaria. Mi conforta non poco il fatto che hai le mie stesse impressioni. Quando commenti gli scritti di persone così erudite hai sempre l'impressione di essere tu inadeguato e di non aver capito quel che hanno voluto dirti.
confermi quanto ho letto dalla critica che si tratta di una contaminazione fra saggio e romanzo...sugli esiti forse c'è da rimanere perplessi
Finita la lettura. Condivido in pieno il giudizio sull'erudizione che raggela la narrazione. Forse é stata una scelta per smorzare il pathos di fatti così dolorosi. Alcune pagine sono stupende. Quanto alla piacevolezza, come definire piacevole un soggetto del genere? Eppure ciò non può essere un elemento di valutazione negativa. Nel complesso un libro importante che bisognerebbe leggere anche perché spesso si ignorano i fatti che vengono descritti....io sono venuta a conoscenza di cose che ignoravo del tutto..
In risposta ad un precedente commento
Rollo Tommasi
06 Novembre, 2015
Ultimo aggiornamento:
07 Novembre, 2015
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Si, Augusto. Probabilmente dire che è una contaminazione tra saggio e romanzo è esatto. Ma non me lo rende più piacevole.

Sulla piacevolezza, Annamaria, mi sono trovato quasi subito nell'impasse che descrivi. E l'ho risolto a modo mio. Piacevolezza di un horror, per me, è quanto riesce a spaventare. Piacevolezza di un dramma è quanto riesce a "immalinconire". Piacevolezza del libro di Magris è quanto senso di sconforto riesce a suscitare. Sembra un paradosso, ma mi ha consentito di trattare i libri valutati in maniera uguale. Piacevolezza, in altre parole, è la capacità di raggiungere l'intento che voleva il libro e appagare di ciò il lettore.
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