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Il presente del futuro è l'attesa
Con la sua ultima pubblicazione Carmine Abate propone ai lettori una storia che parla di emigrazione, di partenze e ritorni, di legami familiari e di strappi.
E' una storia del secolo scorso, è l'epoca in cui dal suolo italiano si partiva alla ricerca di un pizzico di fortuna, con la morte nel cuore ma con scintille di speranza per un futuro migliore non solo per se stessi ma per tutta la famiglia.
Tanta parte della letteratura ha dedicato attenzione al tema, tanto da farlo divenire piuttosto sfruttato, motivo per cui è arduo riuscire a proporre qualcosa di nuovo al lettore, svicolando da gallerie di immagini note.
Il sapore rilasciato dalla pagine di Abate è dolce e amaro, nasce da una mescolanza di storie che vogliono mostrare sempre il volto chiaro e scuro del destino, camminando sul filo dell'ottimismo.
I protagonisti sanno attendere l'arrivo della felicità, accettano i colpi inferti dalla sfortuna con animo sereno, senza perdere mai di vista i valori tramandati dalla cultura di appartenenza e dal retaggio socio-familiare.
A tratti emerge uno po' troppo buonismo, a tratti il clima sembra volgere alla favola piuttosto che calzare vesti più aderenti alla realtà dell'epoca.
La prosa di Abate utilizza in larga parte il gergo calabrese, sicuramente con l'intento di caricare di veracità le pagine e di sancire un legame sanguigno con la terra d'origine, a scapito di qualche rallentamento del pubblico nella lettura.
Nel complesso si tratta di un romanzo che ha il pregio di essere “accogliente”, di far entrare da subito il lettore all'interno della narrazione e di spingerlo a seguire le vicende della famiglia Leto; dai nonni ai figli e poi ai nipoti, in una girandola spazio-tempo che mescola immagini del presente, passato e futuro.
Tre tempi di cui Abate vuole mostrare la capacità di fusione; tre tempi che scandiscono la vita.