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Così è se vi pare
È il personaggio di Alexandre Alekhine, campione del mondo di scacchi, al centro dell’ultimo romanzo di Paolo Maurensig.
Spinto dal desiderio di fare luce sulle cause che portarono alla morte del grande scacchista, lo scrittore immagina e descrive i suoi ultimi giorni di vita trascorsi all’Hotel do Parque, a Estoril, in Portogallo.
Siamo di fronte a una biografia in parte romanzata, che ci consegna l’immagine di un personaggio ambiguo e sfuggente, che aveva dedicato se stesso con passione e sincerità solo all’arte del gioco degli scacchi. La scacchiera è vista e considerata come l’unico mondo accettabile, ed è posta in contrapposizione alla vita reale miserevole e contraddittoria. “ La scacchiera è stata il mio mezzo di espressione artistica: la tela su cui dipingere, il pentagramma del musicista, la pagina bianca del poeta; e a quest’arte mi sono interamente votato.” Queste le parole di Alekhine e in queste parole egli sottintende altresì una giustificazione alle accuse che gli vengono mosse da molte parti del mondo. Alekhine salvato da Trozki da una condanna a morte come oppositore del regime comunista, Alekhine campione, Alekhine collaborazionista dei tedeschi del terzo Reich. Ogni periodo della sua esistenza, ogni evento, ogni difficoltà sono state superate solo in funzione di una spasmodica ricerca artistica nel gioco degli scacchi. Eppure la sua immagine è offuscata da quella amicizia con Hans Frank, governatore della Polonia, e con i seguaci di Hitler. Gli ultimi giorni della vita di Alekhine coincidono con i giorni del processo di Norimberga. Egli non è alla sbarra, ma il suo processo ha luogo nella sua coscienza dove egli rappresenta a se stesso gli atti di accusa contro i quali cerca giustificazioni che appaiono deboli, quasi inconsistenti. Una delle accuse più terribili che gli si possa rivolgere è quella di aver saputo del destino degli ebrei e non aver esercitato alcuna intermediazione presso le sue amicizie potenti. L’ambiguità del personaggio ê qui accentuata da una disquisizione che verte specificamente sull’abilità artistica degli ebrei alla scacchiera, che Alekhine sminuisce, fino a negarla.
Un personaggio, questo, che in alcune pagine appare in una dimensione odiosa, in altre, come in quelle in cui si ritrova a discorrere con l’amico giudeo Neumann, in una dimensione di umana fragilità. Siamo di fronte a una vera e propria rappresentazione della teoria delle ombre. Come nella geometria prospettica, così nella vita reale, ogni corpo, ogni individuo, assume una forma diversa a seconda di come esso viene illuminato, a seconda di come la sua ombra si propaga. Così è se vi pare.
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Commenti
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Brava Annamaria.
ho apprezzato "la variante di L." ma sono scettica sulla riproposizione di temi simili.
trovo molto utile la tua recensione, Anna Maria!
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Verso l'autore sono titubante perché ho trovato piuttosto artefatto l'unico suo libro che ho letto, "La variante di ...", testo lodato dai critici.