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Anna
 
Anna 2015-10-06 20:27:08 silvia71
Voto medio 
 
3.3
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
3.0
silvia71 Opinione inserita da silvia71    06 Ottobre, 2015
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L'arrivo della Rossa

L' ultimo romanzo di Ammaniti sicuramente farà parlare, farà riflettere, provocherà una dicotomia di opinioni in merito al contenuto ed al messaggio.

L'autore parte da uno scenario tutt'altro che novello in letteratura, ossia l'annientamento dell'uomo a causa di un virus letale. Il mostro subdolo si chiama “la Rossa” e non dà scampo agli adulti, mentre per un misterioso motivo il male non contagia i bambini.
L' habitat che si presta ad essere terreno di svolgimento degli eventi è la calda Sicilia, con le sue spiagge e il suo mare ma anche il suo variegato entroterra dove il profumo del sole che scalda le distese dei fichi d'india maturi ed il profumo degli aranceti in fiore lasca posto ad ambientazioni di morte e desolazione, pregne di tanfo di migliaia di corpi in putrefazione.
Il mondo immaginato da Ammaniti è silenzio, fame, orrore; al contempo il declino del mondo dei “grandi” mette in pista il nuovo mondo dei “piccoli”, catapultati tra le spire di un universo desolante, dove il quotidiano diventa la lotta per la sopravvivenza.
Dopo un brevissimo esordio di cosiddetta normalità, tra le pagine sfila una schiera di orfani depredati in primo luogo del calore familiare, della fase complessa della crescita, della possibilità di avere una guida ed una spalla per incamminarsi lungo l'arduo sentiero della vita.
I “bambini di Ammaniti” non hanno tempo per le lacrime, hanno forte dentro di loro il ricordo del genitore ma una spinta innata li costringe a combattere per guardare al futuro, perché la tensione per la vita è nettamente più potente di quella della disperazione; sono esseri decisi a vincere la battaglia contro il destino.
Il messaggio dell'autore appare in tutta chiarezza, appare come un'ancora di salvezza dopo una ridda di immagini dolorose e macabre; il focus è sulla speranza e non sulla sconfitta, questo lo percepisce a chiare lettere.

Pur riconoscendo i meriti di chiarezza espositiva, di forte caratterizzazione dei personaggi, dell'ottimo lavoro di ricostruzione della psicologia di protagonisti così piccoli, rimane tuttavia il neo sul deja vu del contesto, dello sfruttare il solito clima post catastrofe per mettere a nudo i sentimenti e le scelte dell'uomo, anche se nel caso specifico si tratta di piccoli uomini e donne.
Il rischio è quello che una tematica così largamente adottata in letteratura crei una sorta di stanchezza o peggio faccia scattare la corsa al paragone.
In tutta sincerità, appena il lettore si sente avvolgere da tanto grigiore e morte, viene facile ripescare tra alcuni momenti de “La strada” di Mc Carthy, seppur con le dovute differenze, ma una volta ingabbiati nel tunnel del confronto si comincia a perdere il contatto con ciò che si sta leggendo.

In conclusione è un testo che non lascia indifferenti, che colpisce per le immagini e per le ipotesi che inevitabilmente spinge a formulare.

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Commenti

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Ciao Silvia, proprio ieri vedevo la cover campeggiare nelle vetrine delle librerie del centro di Milano e mi chiedevo "Come sarà l'ultimo Ammaniti?". Eccomi accontentato! :-)
Sì, lo scenario è già ampiamente rappresentato in letteratura...
In risposta ad un precedente commento
Mario Inisi
07 Ottobre, 2015
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Me lo chiedevo anche io, Ammaniti mi attira sempre.
L'ho appena cominciato. Non ho mai letto nulla di Ammaniti. Vediamo.....il déjà vu mi delude un poco, d'altra parte si è ormai scritto di tutto e di più.......
Ciao Silvia.
I tuoi commenti sono sempre belli e interessanti. La valutazione del libro mi dice che non l'hai trovato affatto imperdibile. Sugli autori italiani contemporanei procedo con molta cautela: annovero fra i libri più brutti, letti in questi ultimi anni, tutti i testi dei nostri connazionali a cui mi sono accostato.
siti
07 Ottobre, 2015
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Commento chiaro ed esaustivo dal quale traspare la delusione. Ciao Silvia.
Bella recensione, Silvia.
Mentre la leggevo mi è venuto in mente "La strada", ma ancor di più "Il signore delle mosche", dove i bambini dimostravano di non "meritare" un mondo tutto per loro (il libro di Golding è in realtà molto sottile).
A riprova, in ogni caso, che il tema è sfruttato (ma non esaurito, secondo me).
Ciao a tutti, non posso dire di essere una grande conoscitrice dell'autore, ma mi sono accostata alla lettura mossa da gran curiosità e da grande sostenitrice della letteratura di casa nostra.
Spero di leggere presto altri commenti ed altri punti di vista, al momento mi permetto solamente di sottolineare quanto il contenuto risulti per nulla nuovo, sfruttato oramai da molti autori.
Nasce da ciò una certa insoddisfazione per non avere trovato tra queste pagina quella ventata di genio e di freschezza che forse un po' tutti ci aspettiamo prendendo in mano un nuovo romanzo.
Impossibile non pensare ai due autori che cita anche Rollo, ma penso che Ammaniti questo possa aspettarselo.
A mio avviso manca quel "quid" distintivo, quella luce nuova e diversa che riesca ad incollare la storia sulla pelle del lettore.
Ho cominciato a leggere il new book di Ammanniti , ma dopo qualche decina di pagine , ho smesso. Non mi ha per niente attirato .Sei stata anche troppo generosa , Silvia !
ciao Silvia,
la tua rece rende il romanzo particolarmente interessante. Lo leggerò senz'altro anche se Ammaniti mi turba molto.
Complimenti.
Ciao e buone prossime letture Mariangela
In risposta ad un precedente commento

15 Febbraio, 2016
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ho letto anna di sera a letto prima di dormire, ma mi ha troppo turbato! Ottima scrittura ma troppo troppo angosciante. Non ho l'età... per cui lo sto finendo in pieno giorno! E va meglio...
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