Dettagli Recensione
Un solo io, una sola memoria: Cesare-Anguilla.
Scritto nel 1949 e pubblicato pochi mesi prima del suicidio dell’autore nel 1950, “La Luna e i Falò” è considerato il punto di arrivo della poetica di Pavese poiché capace di ripercorrere le linee guida già presenti nelle sue precedenti opere e di trasporne le tematiche in una prospettiva simbolica in grado di unire tanto i ricordi d’infanzia a Santo Stefano Belbo quanto le ragioni dell’antifascismo nonché l’elaborazione del mito sviluppata negli anni.
Il quarantenne Anguilla, dopo essere emigrato in America dove ha vissuto a lungo, fa ritorno nella sua terra d’origine; le Langhe. Orfano adottato da una famiglia di contadini che abita alla cascina della Gaminella, presso Santo Stefano Belbo, il giovane era stato costretto in un primo momento a trasferirsi alla cascina della Mora a seguito della morte del padre adottivo e di poi a fuggire negli Stati Uniti per scampare alla dittatura fascista.
La Guerra è ormai finita, ma il rientro è amaro per il nostro protagonista che prende atto del fatto che il mondo della sua memoria non esiste più, lo stesso podere dove è cresciuto è adesso abitato dalla famiglia Valino. Un rapporto quasi padre-figlio stringe con Cinto, figlio zoppo dei nuovi residenti; ama trascorrere il tempo in sua compagnia passeggiando nelle campagne delle langhe. Questi fugaci incontri permettono all’uomo di rievocare e vivere la propria infanzia e adolescenza, reminiscenze che vengono altresì accentuate ed avvalorate da Nuto, un falegname che negli anni della giovinezza ha rappresentato la figura paterna di riferimento per Anguilla nonché ex partigiano che assurge all’onere di dover descrivere gli orrori della guerra civile contro i nazifascisti, un evento che ha radicalmente cambiato la vita di tutti.
La tragedia incombe quando la situazione economica del podere precipita e Valino in un raptus di follia compie uno dei gesti più aberranti possibili.
Il romanzo è suddiviso in trentadue brevi capitoletti aventi ad oggetto quando un episodio descrivente una breve scena narrativa quando lo sviluppo della reminescenza del protagonista; questa struttura sottolinea da un lato l’importanza del ruolo della memoria e dall’altro quello della trasfigurazione del ricordo stesso in un simbolo che generalmente nella poetica di Pavese è inattivo ed inerte fino a che noi non li riconosciamo tramutandolo in strumento di lettura ed interpretazione della realtà.
Il rimpatrio è sinonimo di confronto con quest’ultima: Anguilla si interroga sulla sua condizione di orfano, sulle sue origini, sulla sua mancanza di radici arrivando a constatare l’assenza di un luogo natale al quale sentirsi affettivamente legato. Più questo desidera tornare agli inizi, a quel che è stato e più realizza che quegli emblemi, quei ricordi personali che hanno scandito la sua esistenza sono stati cancellati dalla brutalità della Guerra, dalla storia. Ed il falò, originariamente rito ancestrale e propiziatorio per la fertilità dei campi, diviene congegno di morte e distruzione sia nel caso di Valino che nell’esecuzione di Santina.
Un componimento di grande impatto, avvalorato dall’inconfondibile penna di Pavese, da gustare un poco alla volta pagina dopo pagina. Originariamente letto una decina di anni fa, ho ancora viva in me quella grande sensazione di malinconia e di perdita che l’autore tramite la voce del suo protagonista è stato capace di trasmettere.
Indicazioni utili
Commenti
2 risultati - visualizzati 1 - 2 |
Ordina
|
mi fa molto piacere sapere che hai apprezzato la mia recensione, grazie di cuore.
Purtroppo non ho letto il romanzo breve "Tra donne sole" ne ho avuto modo di vedere il film di Michelangelo Antonioni, ma ottenpererò quanto prima. Mi fido del tuo giudizio, non vedo l'ora di aver modo di leggere questo scritto.
Ti ringrazio infinitamente per il suggerimento :-)
2 risultati - visualizzati 1 - 2 |
Bella e interessante la tua recensione.
A me Pavese piace soprattutto per i riferimenti al paesaggio, che è quello tipico piemontese che ben conosco.
Secondo me, il capolavoro dell'autore non è questo libro, bensì il lungo racconto, o romanzo breve, "Tra donne sole" (incluso nel libro "La bella estate", vincitore del Premio Strega) da cui è stato tratto il film "Le amiche" di Michelangelo Antonioni. E' un'amara rappresentazione di un gruppo di giovani donne borghesi nella Torino di fine anni '40.