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I nostri giorni
Credo che l’autore abbia intitolato il libro “La ferocia” perché, almeno io così l’ho avvertito, tratta di un mondo in cui la ferocia, dei sentimenti, degli atti, delle espressioni verbali, dei rapporti interpersonali e delle relazioni tutte, ne è il tratto distintivo.
Parla di una famiglia di palazzinari baresi in cui il capostipite si è fatto ovviamente dal nulla, tra mazzette e raccomandazioni, e ha creato un impero, sempre tenuto in piedi con un fragile equilibrio perché la corruzione è una bestia difficile da domare. Ma il marcio che regola i rapporti di Vittorio, il padre padrone, con il suo mondo di piccoli e grandi intrallazzatori, è penetrato anche all’interno delle mura domestiche, tra figli segnati da gravi problemi di relazioni con il mondo, Michele e Clara, un figlio, Ruggero, tutto preso dalla carriera che però si presta ai giochi del padre, e una figlia, Gioia, la cui inconsistenza dorata è tipica dei figli di papà.
Vittorio piega tutto e tutti ai suoi voleri compresi i figli che si ritrovano spesso invischiati in affari loschi, più o meno a loro insaputa. Ma il grande gioco del potere passa sopra a tutto e dal suo fascino Vittorio ne è completamente soggiogato e pronto a sacrificare qualsiasi cosa.
Michele e Clara emergono, ognuno con i propri problemi, da queste dinamiche familiari.
Michele è figlio di una relazione extraconiugale di Vittorio, orfano dalla nascita e catapultato in questa famiglia dove è sempre stato considerato un estraneo, tranne che da Clara, la primogenita. Michele è un disadattato, lo si rileva fin dai primi anni scolastici e all’affetto della famiglia si sostituirà una lunga teoria di psichiatri e ricoveri. Pur rimanendo sempre borderline, riuscirà a trovare un fragile equilibrio solo da adulto, allontanatosi dalla casa paterna. L’unico affetto familiare è Clara che non lo tratta da matto ma ha un rapporto protettivo con lui. Sarà Michele a vendicarsi dell’affetto mancato, delle umiliazioni subite, delle prevaricazioni paterne, scoprendo i giochi del padre così facendo saltare, come in un gioco di prestigio, tutta la baracca. La forza gliela darà Clara, la misteriosa, enigmatica Clara che pur sposata, se la fa con altri uomini, in genere molto più vecchi di lei e di solito intrallazzati con il padre. E’ una forma di punizione del padre prestare il proprio corpo ai desideri perversi di uomini che amano maltrattare le donne e ne godono? In questo gioco autodistruttivo Clara sembra posseduta da tutti ma in realtà non è proprietà di nessuno, e forse chi la possiede veramente è la cocaina, di cui è ormai totalmente dipendente e che la conduce in situazioni sempre più pericolose fino all’epilogo finale.
E’ un libro-manifesto della situazione in cui purtroppo versa l’Italia in cui l’ambizione e il denaro sono i pilastri sui cui si fondono i rapporti economici, a discapito dell’onestà e del senso dello Stato.