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Credere o non credere?
Benedetta è figlia di Carlo, uno psicoterapeuta cattolico amato dal pubblico televisivo, e Grazia, una casalinga affetta da disturbo ossessivo-compulsivo passata dall’ossessione per la Chiesa a una recente mania per il fitness: una famiglia in cui si è respirato aria e religione fin dal primo vagito, insomma. Il primogenito Gabriele ha intrapreso la strada della ribellione fin da piccolo e ora, in quanto sosia di Michael Stipe, è il cantante della più famosa cover band dei The R.E.M. con tanto di trucco sugli occhi e video su YouTube. Benedetta invece ha subito la sorte della secondogenita su cui gravitano tutte le speranze andate in frantumi dopo aver conosciuto il carattere del primo figlio. Aspettative di perfezione e normalità accompagnate da una buona dose di sensi di colpa per i problemi familiari.
Allora, se ribellarsi alla famiglia non è una scelta possibile, il mirino della contestazione non può che andare a puntarsi sul più grande caposaldo della sua educazione: la religione. Ecco dunque che Benedetta cresce con un’incrollabile fede nella sua mancanza di Fede, non un atea convinta per cui Dio semplicemente non ha importanza ma una vera contestatrice il cui mondo non fa altro che girare intorno all’eterna domanda: Dio esiste o non esiste?
E proprio per una scommessa fatta con se stessa per trovare una volta per tutte la soluzione a questa domanda, Benedetta finisce tra le braccia di Simone, fervente cattolico che sta attraversando un periodo di dubbi e contraddizioni. Anche lui figlio di cattolici, appartenente a una comunità religiosa molto unita e conservatrice, sta cercando la sua strada e Benedetta sembra essere apparsa proprio per fargli percorrere una deviazione dal percorso costruito dalla sua educazione.
Una storia d’amore e di ricerca tra due mondi che corrono lungo un confine tanto invisibile quanto ingombrante con il suo portato di verità e necessità. Due mondi, Benedetta e Simone, che si convincono di poter convivere pieni di quella felicità vera fatta anche di screzi, litigi e incomprensioni ma la realtà è che alla fine qualcuno deve rinunciare a se stesso affinché una simile felicità si compia per loro. Sullo sfondo oltre a Dio anche la passione di Benedetta per il porno, non feticcio o ossessione ma studio e ammirazione per chi ama il proprio corpo e si sente libero di usarlo.
Daniela Delle Foglie costruisce una storia che si inserisce perfettamente nel panorama della chick lit dove ironia e sentimentalismo la fanno da padrona. Nasce come una fiaba l’amore tra Benedetta e Simone, forte e passionale, quell’amore che ti farebbe rinunciare a tutto e contro tutti lottare, e in effetti, come in ogni fiaba che si rispetti c’è pure il lieto fine. Solo che l’happy ending non sarà esattamente quello che ci si aspetterebbe ma una presa di posizione consapevole sulla propria identità.
Un romanzo nuovo per il modo in cui affronta il tema della fede e della ricerca di una propria identità a dispetto della strada che sarebbe facile percorrere poiché già tracciata dalle tradizioni familiari. Lo stile è semplice e lineare, quasi come uno sceneggiato televisivo in cui si susseguono scene più o meno romantiche e i pensieri non sono mai troppo profondi. I dialoghi, ben costruiti nella loro immediatezza, rendono fluida la lettura di un romanzo che non ha la pretesa di voler essere più di quello che è.
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2. Il libro è un tentativo fallito miseramente di affrontare tematiche importanti (come la religione o la famiglia) che sono del tutto al di fuori della portata dell'autrice.