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Dal Campiello 2015
Il tempo migliore della nostra vita di Antonio Scurati è un’opera che fonde storiografia, letteratura e autobiografia familiare. Queste dimensioni si intrecciano intorno alla figura di Leone Ginzburg, il cui profilo biografico, culturale e caratteriale viene delineato – in controluce rispetto al compagno Cesare Pavese detto Cesarito (“A Leone propone di ideare e dirigere le collane editoriali insieme a Pavese, mentre lui, Giulio – ndr: Einaudi -, si occuperà di procurare i fondi necessari e dell’amministrazione”), alla moglie Natalia Levi, al filosofo Benedetto Croce e a tanti altri personaggi dell’epoca – per restituire alla memoria dei nostri giorni un’immagine unica per dignità, impegno e valore.
In questa pagina una sintesi: “Quando nella prima settimana dell’agosto del 1943 Leone Ginzburg torna a essere un uomo libero, ha da sei mesi compiuto trentaquattro anni. Due di questi li ha trascorsi in galera, due e mezzo sotto il regime di sorveglianza speciale, tre al confino e cinque da bambino in esilio da sua madre. Fanno una dozzina d’anni abbondanti che guerre, rivoluzioni e dittature hanno sottratto alla sua vita, libertà e infanzia.
Nonostante questa menomazione Leone è riuscito a dotarsi di una cultura eccellente, a costruirsi la reputazione di uomo integerrimo e d’intellettuale formidabile, a fondare una prestigiosa casa editrice, a combattere ostinatamente il fascismo e a dar vita a una famiglia. Ha tre figli… e una moglie amatissima da cui è teneramente riamato, una donna ammirevole che si cura della famiglia, traduce Proust e manifesta segni inequivocabili di un grande talento letterario.”
I capitoli dedicati a Leone si alternano a quelli che disseppelliscono le radici familiari - brianzole e napoletane - di Antonio Scurati.
Agli appassionati di storia, l’opera riserva una cronaca dell’epoca fascista e della seconda guerra mondiale al ritmo sincopato di date che sono tacche impietose nella sequenza degli eventi bellici, delle violenze, delle aggressioni internazionali e colonialiste, dei bombardamenti, delle persecuzioni razziali e delle deportazioni.
L’incalzare della storiografia si stempera nei capitoli dedicati alle origini familiari di Antonio: lì, la guerra e l’atmosfera del terrore dell’occupazione nazista assumono i toni del ricordo vivo nelle testimonianze dei nonni.
Le molteplici anime dell’opera – quella letteraria, quella storica e quella personale – convergono in un finale che s’immerge nell’aria effervescente e promettente del boom economico: qui la narrazione è più romanzata, ma si mantiene sempre fitta di riferimenti culturali ed evocazioni.
Antonio Scurati combina l’indagine scientifico-letteraria alla qualità narrativa per diffondere, speriamo, l’immagine di un uomo che nella coerenza ideologica e nella serietà degli impegni editoriali, politici e familiari ha concretizzato la propria dimensione intellettuale e umana.
Per connessione d’argomento e come spunto per completare il quadro fornito dal romanzo di Scurati sui rapporti tra Leone-Cesarito-Natalia segnalo a questo link la bella descrizione che la Ginzburg fornisce di Cesare Pavese:
https://ilmestierediscrivere.wordpress.com/2015/08/06/natalia-ginzburg-ritratto-di-cesare-pavese-2/
Bruno Elpis
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Ho letto stamattina che Scurati ha ottenuto il second posto alla finale del Campiello di ieri sera
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