Dettagli Recensione
QUESTIONE DI MUTANDE
E' il maggio del 1936 e l'Italia fascista conquista l'Impero d'Africa.
Questo avvenimento non può che essere festeggiato come si deve anche dalla delegazione di Bellano, che vede come suo segretario Fulvio Semola.
Il Semola non ha in mente una manifestazione banale di bande, discorsi e raduni, ma un vero concerto di campane...a Bellano, tra chiese, asili, orfanotrofi e santuari le campane sono ben 20.
Un avvenimento senza precedenti come senza precedenti è la conquista dell'Impero.
Il nostro Semola, benché tiepidamente osteggiato un po' dalla moglie, un po' dal parroco, un po' dai compagni, riuscirà finalmente nell'evento...ma...ma a Bellano dalla mitica notte del 9 maggio 1936 in cui finalmente anche l'Italia ha un impero di colonie...ci saranno ben altre battaglie da portare avanti, e gli antagonisti del nostro buon Semola saranno ben altri.
È una questione di mutande. Da donna. Sparite, ben 3 paia.
E le iniziali VCM lasciano senza dubbio pensare che la biancheria sia della moglie del perfido Malversati: Eudilio Malversati, una carogna, e pure superbo ispettore di produzione del cotonificio.
Ma quelle mutande, della bella Verzetta Cece in Malversati...che ci fanno nella tasca del Semola?
E come sono arrivate nella tasca dello stesso Malversati, vittima di un agguato che col favore delle tenebre lo ha coperto di lividi e legato ad un albero in piazza?
E il terzo paio? Che fine ha fatto.
Su tutto questo, per evitare lo scandalo, dovrà indagare appunto il nostro povero Semola.
La narrazione si svolge come una commedia: a tirarne le fila non sarà l'investigator Semola, ma il maresciallo dei carabinieri Maccadò che in tour de force di interrogatori di personaggi di paese al limite dell'esilarante riuscirà a sbrogliare la matassa di una situazione insolita quanto forse banale...
Reati non ne sono stati commessi...forse le mutande nemmeno sono stare effettivamente rubate...insomma, come si fa ad indagare su un crimine che non è un crimine?
Sullo sfondo una serie di personaggi sempre efficacissimi ed esilaranti: il Dolcineo, personaggio di dubbia mascolinità che è tornato dalla campagna d' Africa con un esotico “servitore” nero, il “Balabiot” che fungerà da capro espiatorio della faccenda mutandifera...
La Verzetta Cece, mogliettina del Malversati, la di lei mamma Orbetta Cece, che, come due topoline, ballano quando il gatto Malversati non c'è...
I carabinieri della stazione di Bellano: Misfatti, Caldiluna, Defendini.
Selina, la moglie del Semola.
Il Volantino, l'ubriacone di paese che per un pasto (che magicamente si tramuta sempre in vino) segue, spia, informa chi gli chiede aiuto.
Un volumetto svelto, diretto e divertente, in uno stile fresco, ironico di un'ironia garbata tipica di Vitali.
Non è un capolavoro ma è sicuramente una lettura piacevole, che racconta un'Italia d'altri tempi, che poi in fondo in fondo non è così diversa da quella di oggi.