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Fantasmi dimenticati
Qualche attimo prima di iniziare la lettura di questo romanzo, ho dato, come spesso accade, un rapido sguardo alla quarta di copertina dove ha colpito la mia attenzione la parola “abbandonologia”; un neologismo indirizzato, nel sostantivo “abbandonologo”, a chi perlustra il territorio alla ricerca di borghi abbandonati, edifici pubblici e privati in rovina, strutture e attività dismesse (luna park, orti, giardini, stazioni, ecc.), di cui documentare l'esistenza e studiare la storia (da Treccani.it/vocabolario).
Alento è un paesino immaginario del Cilento abbarbicato in cima a una montagna che frana in maniera impercettibile ma costante; l’Io narrante è Estella, una giovane donna con un’infanzia difficile scappata da un convento di suore dove era stata programmata la sua esistenza; si ritrova, per sua fortuna o meno, a diventare precettrice di un adolescente presso una distinta e facoltosa famiglia del borgo montanaro i cui abitanti sono descritti con dovizia di particolari nella più vasta accezione caratteriale e di rango nella piccola comunità.
Gli accadimenti e le storie di ogni famiglia, di ogni elemento, sono raccontati da Estella che mette in luce la durezza della vita, le miserie e i fardelli, oltre agli inevitabili lutti, di tutto un borgo con i suoi dintorni di campagna che viene via via abbandonato dalle persone a causa del pericolo incombente dovuto al terreno franoso che gradualmente annichilisce le case, le strade, le piazze di antica origine; la popolazione, nei decenni, si stabilisce in altro luogo lasciando la sola Estella, che nulla vuol sapere di abbandonare il pur insidioso borgo, quale ultimo baluardo a difesa e guardia delle abitazioni ridotte a ruderi e delle strade sconnesse sempre più divorate dalla forza di gravità cui il terreno soccombe.
Nella sua voluta e desiderata solitudine in mezzo a fantasmi del passato, Estella rivede nella sua mente tutte le persone, la maggior parte morte o sparite, e li fa rivivere secondo uno schema diverso dal precedente reale, in un’atmosfera di poesia che rievoca un benessere mai esistito, un avvenire radioso, gli stenti banditi in un clima dove la prepotenza è sepolta e prevale la giustizia.
Una narrazione che, malgrado possa apparire triste, avvolge il lettore in una sensazione che induce a pensare per quanto tempo ognuno di noi (mi riferisco alla stragrande maggioranza che non sarà menzionata nei libri di storia) rimarrà nella memoria futura prima di cadere ineluttabilmente nell’oscurità dell’oblio.
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Commenti
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Ferruccio
Ferruccio
Grazie per la tua recensione :-)
Ferruccio
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