Dettagli Recensione
Bellodi e lo stato
Una mentalità, una filosofia di vita, un modo di essere e perché no una sorta di cultura. La mafia è talmente radicata e difficile da estirpare da essere una sorta di epidemia che si modifica negli anni.
Il romanzo-racconto di Sciascia, scritto nel ’61, è audace e soprattutto delizioso, la scrittura di questo eccezionale scrittore è come sempre ricercata, studiata, pregevole, lontano dal comune, originale. Un racconto di poco più di cento pagine che racconta le vicende di un paesino siciliano appena dopo l’era fascista, due omicidi e un’indagine ben condotta, ma…
Lo stato, allora come oggi, all'oscuro di tutto, disinteressato, sapientemente ignorante di certe situazioni che in realtà conosce benissimo e nella quale è completamente immerso, se non addirittura il regista occulto.
Una bella storia, bella per come è scritta, bella per quello che vuole denunciare, bella perché mi ha fatto capire ancora una volta, che tutto cambia perché tutto resti uguale a se stesso. Ma come sempre dal fango emergono di tanto in tanto bellissimi fiori di loto, figure come il Bellodi, che per amor di giustizia si spingono oltre e si comportano da veri uomini.
Forte atto di denuncia dell’intesa tra stato e mafia, questo racconto è di un’attualità sconcertante. Fantastico il finale del romanzo e soprattutto la nota finale dell’autore, nella quale Sciascia ci rende noto il lungo lavoro di sfoltimento effettuato su questo romanzo e durato quasi un anno. Con sapiente intelligenza ci fa passare questi tagli come funzionali alla ritmica del racconto, ma è evidente inoltre una sorta di censura più o meno imposta.
Ma tant'è, tagli o non tagli si tratta di un libro da leggere assolutamente.
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Commenti
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Questo romanzo è fantastico.
Saluti
Riccardo
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L'hai finemente recensito.