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“Ma il mio dolore è amputato”
"Chiamarlo inconscio, un secolo prima, era stato già un errore, un sistema per contenere in un canone linguistico forze di segno opposto”.
Il romanzo Premio Strega 2015 parla di sentimenti basici come odio e amore, senza trascurare l'estesa zona grigia che sta nel mezzo, ma individua nell'anestesia dei sentimenti la piaga principale della nostra epoca.
Viene in mente Jonathan Franzen per l'analisi impietosa di certe dinamiche familiari e, risalendo ai classici, si pensa ai Buddenbrook di Thomas Mann.
Perché il marcio viene proprio dalla famiglia, fonte primaria di conflitti irrisolti, di amore che non trova espressione (ma c'è poi davvero, l'amore?), di rancori che trovano sfogo nei modi più disparati, dall'autolesionismo all'affetto posticcio che fagocita tutto ciò che è autentico:
“Ma il mio dolore è amputato”.
Non mancano passaggi un po' ostici e poco masticabili che costringono il lettore a tornare sul concetto: l'impressione è che lo scrittore eriga a volte tra sé e chi legge un muro che lascia fuori chi non riesce ad oltrepassarlo, ma nonostante questa sporadica chiusura lessicale si resta incollati alle pagine grazie ad una buona dose di suspense opportunamente distribuita.
Ci vuole bravura, del resto, per riuscire a conferire un certo fascino noir ad una città come Bari, “senza grandi tradizioni a parte l'intraprendenza delle imprese edili e la tenacia degli studi legali”.
Lagioia è bravo, sì, ma anche talentuoso, capace di fotografare con precisione un volto e quello che ci sta dietro (“sorrideva gonfio di tristezza”) e di dare voce alla potenza della comunicazione non verbale in mezzo all'inutilità delle parole.
Parole inutili come quelle tra Clara e Michele, uniti da un amore fraterno e puro, troppo fragile per stare al mondo ma forte abbastanza per andare oltre la morte.
Si perde una madre, una sorella, un animale domestico, si perde l'innocenza e si cerca a tentoni una strada:
“La totale inconsapevolezza del male, e il fatto di trovarcisi davanti all'improvviso. Era sempre in fondo solo questo”.
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