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Il gladiatore sconfitto
Dato l’avvicinarsi all’età del protagonista., è stato difficile sottrarmi alla lettura di un romanzo che ha come tema centrale non la badante, certamente più attraente come titolo, ma la fase finale del ciclo vitale dell’ultra ottantenne professor Italo Guerrini, pur sapendo di correre il rischio di un’ operazione masochistica.
Un tema difficile quello della vecchiaia nella nostra società, se lo scrittore cerca un rapporto introspettivo con il suo personaggio e vuole cogliere, senza averne un’esperienza diretta, la complessità degli stati d’animo che segnano un’esistenza avviata al tramonto e all'attesa della notte definitiva. In questa fase della vita il timore di affrontare le prospettive future porta in genere ad abbandonarsi al rimpianto del passato, senza cogliere le opportunità ancora offerte dal presente. A tale declino non intende assoggettarsi il protagonista, ex docente universitario che, pur bloccato su una sedia a rotelle, mantiene la vitalità dello spirito e dell’intelligenza. La sua è una vecchiaia agiata, essendo sostenuto, dopo la vedovanza, dalla presenza della sorella, di una cognata e del figlio, giovanotto disoccupato, e accudito da una cameriera e dalla badante. Pur in una situazione confortevole sente il peso dell’isolamento, dell’estraneità al mondo esterno, con cui non ha più rapporti diretti: un’estraneità che viene confermata in un episodico contatto con la realtà urbana circostante. Solo l’incanto delle notti lunari lo rasserena: tuttavia la solitudine, cosi come l’avvicinarsi della conclusione della vita, non lo spaventano e sono oggetto di una riflessione continua, stimolata dalle riproduzioni di tre quadri di forte espressività simbolica, posti davanti alla sua scrivania. È una figura che desta rispetto, descritto con forte incisività da Collura, nella prima delle tre parti del libro; un intellettuale che ama le citazioni, con un ampio ventaglio di nomi che rendono evidente la vivacità della mente, anche se ogni tanto la memoria vacilla.
Nella seconda parte, dedicata alle conseguenze di un imprevisto colpo di scena che scuote il tranquillo assetto familiare, il livello qualitativo del romanzo subisce una caduta di qualità. Tuttavia nella terza parte, la più breve, Collura dimostra un tocco descrittivo di notevole delicatezza, di grande sensibilità nel decifrare i segni, le ombre dei rimpianti e dei ricordi nel volto di un vecchio che, come un gladiatore ferito e vinto, attende il segnale che ne determinerà la fine.
Mi chiedo con curiosità quali potranno essere le valutazioni di lettori più giovani, che penso difficilmente attratti da questa tematica.
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Non sapevo che Collura fosse anche narratore. Di lui ho letto una bellissima e molto documentata biografia di Pirandello (soprattutto relativa all'età matura), ed ho recentemente acquistato "Il maestro di Regalpetra", su Sciascia.