Dettagli Recensione
un fenomenale giallo enciclopedico
Ho letto le recensioni e sono rimasto veramente basito. Mi chiedo come si possa trovare "Il nome della rosa" un romanzo pesante, pretenzioso e noioso. Io lo ho trovato avvincente e piacevolissimo, certo è un po' impegnativo, ma la Letteratura alla fin fine lo deve essere. Ad ogni modo non è sicuramente ostico, "Ulisse" di Joyce, "L'arcobaleno della gravita" di Pynchon, "L'uomo senza qualità" di Musil, il romanzo seguente dello stesso Eco "Il pendolo di Focault" lo sono! Quello che mi ha colpito di più è stato lo stile, elegante, enciclopedico, complesso, personalmente lo trovo perfetto. Anche le varie digressioni sono molto interessanti. La trama, o meglio, il giallo che sostiene tutto è magistrale, costruito benissimo, crea suspence ed ha una notevole verve narrativa. I personaggi sono ben costruiti. Il mio preferito è stato Jorge, il cieco, una bellissima parodia dello scrittore argentino Borges, il cosiddetto 'omero del novecento', la biblioteca dell'abbazia poi è un'evidente citazione ad un celebre racconto borgesiano, contenuto nelle "Finzioni". Le parti che mi son piaciute di più sono state la scena dell'inquisizione ed il potente finale. "Il nome della rosa" presenta inoltre un grande apparato storico-filosofico, che induce profonde riflessioni sull'etica, la moralità e l'ipocrisia ecclesiastica (almeno a me). Concludo dicendo che essendo un romanzo d'esordio il risultato mi pare eccezionale. Qui vorrei sfatare un mito, non è vero che i romanzi d'esordio o le opere prime sono sempre mediocri o imperfette, basta pensare al "Viaggio al termine della notte" di Céline o al "Tamburo di latta" di Günter Grass, capolavori ineguagliabili, soprattutto il primo.