Dettagli Recensione
La strada di Smrine.
"....vorrei sommessamente ricordare un Romanzo è un'opera di un cantastorie innamorato: non indaga la Storia, ma amorosamente racconta le verosimili storie dei suoi personaggi."
Secondo capitolo della storia personale della scrittrice sulla vita della sua famiglia e del suo popolo, quello armeno.
Dopo la Masseria delle Allodole, dove grazie a Ismene, Isacco e Nazim i bambini dello zio Sempad sono riusciti a salvarsi dalla deportazione nel deserto e sono saliti su una nave diretta verso l'Italia per raggiungere lo zio Yerwant, noto dottore ricco che vive vicino a Venezia, che li accoglierà secondo me, non con il dovuto amore, ma come un atto di dovere verso un fratello ucciso con crudeltà e in maniera inspiegabile, è pesante accudire chi ti ricorda costantemente un'atto che terrorizza perché potrebbe accadere di nuovo.
I pochi rimasti hanno la piena consapevolezza che niente tornerà ad esser come prima, chi riuscirà a sopravvivere, avrà la paura di dover subire nuovi soprusi e angherie, perché sa di essere un intralcio per quelli che non ti vogliono.
La nuova missione intrapresa da Ismene, Isacco e Nazim, questa volta è quella di aiutare i piccoli bambini armeni rimasti orfani che vengono condotti a Smirne, per cercare di ricostruire una nuova vita, ma ben presto anche qui la precaria pace verrà interrotta, ormai quel paese non accetta più il popolo armeno, che sarà costretto a cercar fortuna in altri lontani lidi, è necessario abbandonare la Patria natia, soffia un vento di fuoco che ben presto si abbatterà sulla splendida città e i tre piccoli eroi saranno costretti tra mille stratagemmi ancora una volta a portare in salvo i pochi rimasti, pur sacrificando sé stessi.
"Ora voi sprofondate nel fuoco di Smirne, Ismene, dolce sorella, Isacco, fratello, e con voi sprofondi Nazim l'astuto, il mendicante dai molti raggiri. Sprofondate nel gorgo, travolti dal Male, oscuro e occhiuto compagno delle menti degli uomini. Le vostre anime leggere sospinte da un vento che non dà tregua volteggiano, come farfalle perdute scendendo giù nell'abisso. Ma ecco l'angelo ardente sguaina la spada luminosa dalla punta accecante e vi riprende ad uno ad uno dal vuoto turbine, portandovi Altrove, ai Prati Eterni, verdeggianti."
La strada di Smirne è il successivo capitolo di un libro che ho trovato interessante e bellissimo, questa volta però ho fatto più fatica a catturare il dolore che la scrittrice ha nuovamente voluto raccontarci, avrei voluto trovare più amore e più compassione verso i piccoli armeni giunti in Italia, vivere i loro pensieri, i timori e le speranze con le quali affrontavano la nuova avventura, invece, tutto è stato raccontato in maniera asciutta e frettolosa.
Dopo la Masseria delle Allodole ero già cosciente che il popolo armeno ha dovuto subire nel corso della sua storia mille difficoltà ed ho trovato noioso e un po' ripetitivo leggere di nuovo gli stessi concetti, non vorrei sembrare insensibile, il dolore non si cancella e non si dimentica, ma non è necessario ripeterlo in maniera insistente.
"Mai gli armeni sembrano stanchi dei racconti di morte e sopravvivenza, mai ne hanno abbastanza del ripetuto orrore: è come se la pena condivisa apparisse più sopportabile quando diventa un racconto, il mito che si costruisce di un popolo martire, che nell'epopea dei suoi morti trova riscatto. E il lutto inesplicabile del singolo diventa universale compianto."
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