Dettagli Recensione
senza speranze
E’ la storia della cattiveria e su come sanno essere cattivi i numeri primi. Da due famiglie tristi nascono e sono da queste martoriate due anime che da una parte per la velleità del padre per farla diventare qualcuno, magari quello che non è riuscito a se stesso, dall’altra per la cecità di non vedere la differenza del diverso in famiglia e del disagio procurato all’altro figlio (cosa di cui a volte peccano i genitori che hanno da gestire qualche disagio in famiglia) costruiscono in modo indelebile la storia triste di due esseri umani che come i numeri primi gemelli, malgrado sembrano tra loro attratti, non si potranno congiungersi mai, anche se la soluzione potrebbe essere l’unica valida (la somma di due numeri primi fa sempre un numero pari quindi divisibile per due). Le unioni con altri esseri/numeri ricreano altrettanti situazioni insostenibili e votati alla separazione. Sembra che, consapevolmente della loro natura, si beano della propria solitudine. Un “continuamo a farci del male” e l’unica forma per sottrarsi è quella di farsi male, anche fisicamente, ancora di piu. In lui con la ricerca del dolore fisico e del sangue, in lei con l’anoressia. Persino l’autore riesce ad essere cattivo con il lettore. Dopo averlo tediato con questa tristezze gli fa balenare una improbabile eccezionale e sbalorditiva soluzione. Una speranza di positività. Macchè non solo la smarrisce ma nega al personaggio persino la fase dell’indagine. Come per dire il male non sta nelle cose che ci circondano e da queste siamo modificate. Il male è già dentro di noi e nulla vale sperimentare altre soluzioni. Diciamo una “Botta de Vita”. Sti cazzi.
La lettura è comunque semplice e sciolta. Anche se frettolosamente si giunge alla fine con l’amaro in bocca.