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Un amore malato
Nella sua testa c'è soltanto lei. Per quanti sforzi lui faccia per non pensarla, lei è un chiodo fisso, un dolore allo stomaco, un malessere di tutto il suo corpo. Lei occupa ogni millimetro quadrato del sul cervello, anche gli angoli più reconditi dove lui tenta di rifugiarsi cercando invano di sfuggirle. Ma lei è sempre lì e non lo guarda, non si accorge nemmeno di lui, parla con altri, tresca con altri e fa l'amore con altri. Lei, per lui, è gioia e disperazione, speranza e angoscia, cura e malattia, benessere e umiliazione, vita e morte. “E tutto quello che non era lei, che non riguardava lei, tutto il resto del mondo, il lavoro, l’arte, la famiglia, gli amici, le montagne, le altre donne, le migliaia e migliaia di altre donne bellissime, anche molto più belle e sensuali di lei, non gliene fregava più niente, andassero pure alla totale malora, a quella sofferenza insopportabile soltanto lei, Laide, poteva portare rimedio e non occorreva neppure che si lasciasse possedere o fosse specialmente gentile, bastava che fosse con lui, al suo fianco, e gli parlasse e magari controvoglia fosse costretta a tener conto che lui almeno per alcuni minuti esisteva, solo in queste pause brevissime che capitavano di quando in quando e duravano un soffio, soltanto allora lui trovava pace”. Antonio è un affermato architetto cinquantenne con problemi a rapportarsi con le donne. Gli unici contatti che riesce ad instaurare con il gentil sesso sono quelli a pagamento. Laide è una ballerina ventenne che arrotonda le entrate con il mestiere più antico del mondo. Dall'incontro tra i due nasce un amore sbagliato, malato, unilaterale. Antonio è vittima, succube, una sorta di zerbino alle complete dipendenze della giovane prostituta, devastato dalla gelosia e privato di ogni briciolo di dignità. Laide è carnefice, manipolatrice, sa benissimo di poter fare di Antonio ciò che vuole e non si lascia sfuggire l'occasione. L'ambientazione è una Milano anni Sessanta che risente dei primi benefici influssi del boom economico e si innalza a capitale della vita notturna. La prosa è dolce ed elegante, la scarsa punteggiatura è l'escamotage corretto per rendere il ritmo serrato e dare l'idea del vorticoso scorrere del tempo e dei pensieri. L'erotismo è gestito con grande stile, mai esplicito ma costantemente aleggiante su ogni pagina dell'opera. L'analisi psicologica è magistrale, Buzzati ci porta nella mente del protagonista sviscerandone ogni più riposto pensiero, ogni insano meccanismo mentale, ogni angosciante paura. L'epilogo è sorprendente, l'amore, che sia reale o immaginario, sano o malato, appagante o tormentato, è sempre il grande, vero, inevitabile leitmotiv della vita di tutti noi.
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Commenti
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Io l'ho letto troppi anni fa e ne ho un ricordo sbiadito.
Andrò a ricercarlo!
purtroppo dovrei rileggerlo perchè sono passati tanti ma tanti anni che il ricordo è evanescente.....
Pia
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Ciao Enrico e grazie.
Pia