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La vita romanzata del famoso “vagabondo”
L’ultimo ballo di Charlot è uno di quei libri che si leggono con piacere e vengono incontro a diverse aspettative: c’é chi desidera conoscere la vita di Charlie Chaplin e verrà accontentato con una bella biografia, per quanto sia romanzata; ci sono quelli che apprezzano molto i toni poetici e lirici e qui ne trovano un bel po’; ci sono infine coloro che sono sensibili ai problemi delle disuguaglianze sociali, alle miserie che da sempre affliggono il nostro mondo e pure essi saranno soddisfatti.
Stassi in effetti ha scritto un’opera dai molteplici aspetti, inserendo nella biografia di Charlie Chaplin una vena di fantasia accompagnata da toni romantici, insomma per dirla breve ce n’è in abbondanza affinchè questo libro possa raggiungere e interessate variegate tipologie di lettori.
Se é originale l’invenzione della morte che concede una dilazione alla dipartita purchè Chaplin la faccia ridere, c’è anche il mondo estremamente interessante del circo e del nascente cinema che riescono a dare il quadro di un’epoca in rapida evoluzione e in cui progressivamente viene sostituita la realtà effettiva con quella virtuale. Lo stile dell’autore è snello, per nulla greve, la sua capacità di ricostruire ambienti e atmosfere è fuori discussione, perfino la struttura dell’opera è riuscita, con questa sorta di autobiografia con cui Charlie Chaplin, in una lunga lettera, narra la sua vita al figlio minore l’ultimo Natale della sua vita, ultimo perché è consapevole del fatto che la morte questa volta non riderà e che quindi lo porterà via con sé.
In tutta sincerità mi sono accorto che, mano a mano che procedevo nella lettura, si accompagnava al piacere un vago senso di corroborante serenità; inoltre ero teso di continuo ad andare avanti, a mettere dietro di me un bel po’ di pagine, pur sapendo che l’ora della morte del protagonista si avvicinava e con essa la fine del romanzo. Ero quasi tentato di gridare al capolavoro, preso com’ero in un turbine di sentimenti che l’opera mi aveva sollecitato, se non che l’ultimo appuntamento con la Morte mi ha risvegliato da questo bellissimo sogno, tanto è incongruente e spiazzante il finale, di chiara ispirazione esoterica in un romanzo peraltro non impostato in tal senso e quindi, a mio avviso, fuori luogo. Mi è sembrato come una pessima cravatta su un abito di eccellente confezione, ma quel che è peggio mi ha indotto a riconsiderare l’intera opera, con il risultato che ho rivisto il mio giudizio e così, secondo me, non si tratta senz’altro di un capolavoro, ma solo di un libro di buona fattura che sembra scritto proprio per venire incontro a ciò che i lettori chiedono. Quindi c’è un aspetto commerciale – che è giusto che ci sia -, ma che mi sembra preponderante, tanto che a ripensarci a mente serena posso solo dire che mi sono sì divertito, ma che in fin dei conti questo romanzo non ha aggiunto nulla di nuovo alla mia conoscenza, non mi ha stimolato riflessioni su temi importanti, in pratica ho lamentato che non ci siano opportuni approfondimenti.
Di conseguenza è finito con il rimanermi dentro solo il piacere di averlo letto, che comunque non è poca cosa, ma che influisce inevitabilmente sulla valutazione complessiva; é insomma un buon libro, ma nulla di più.
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mi trovo in accordo con te su quanto dettagli sul finale della tua recensione
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