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Il buon samaritano
Il protagonista di questo libro mi ha suscitato fin da subito simpatia, un po’ per come si pone, un po’ per quello che gli capita, un po’ per quello che si va letteralmente a cercare. Certo è che, con la scusa di raccontarci la sua vita passata e presente, instaura in modo originale un bel dialogo con il lettore e lo porta avanti, facendoci entrare nella sua vita, nella sua cerchia di parenti ed amici e nella sua mente, ripercorrendo lui stesso la propria vita con il filtro migliorativo del tempo. In modo leggero affronta, a modo suo, lo spinoso tema della depressione, un ascensore tenebroso e fermo a metà tra un piano e l’altro, e lo stato d’animo dell’attesa, facendoci capire che buio ed attesa hanno lo stesso colore. Ci racconta il suo modo di affrontare, e superare, questa febbre dell’anima. Con le sue buone azioni, che si rivelano boomerang, ci fa sorridere con dolcezza. Perché se si supera il buio, si può ritornare a sorridere. Può essere che il sorriso sia meno sfolgorante e un po’ più grigio di prima, perché è un sorriso che ha conosciuto il buio ed il buio non può comunque mai essere dimenticato. Ma il sorriso può ricomparire anche sul viso di chi è stato al buio, anche se per tanti lunghi anni.
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Leggerò "il male oscuro" e ti saprò dire.............
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