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Una barca nel bosco
 
Una barca nel bosco 2015-05-31 18:16:30 sonia fascendini
Voto medio 
 
4.3
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
4.0
sonia fascendini Opinione inserita da sonia fascendini    31 Mag, 2015
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Chi non si adegua è perduto

Già essere un adolescente è un problema. Figurarsi se poi sei un meridionale, figlio di un pescatore di un'isola sperduta per di più appassionato di latino. Tanto per peggiorare le cose immaginiamo che Gaspare Torrente si traserisca a Torino in una scuola frequentata dagli abitamti della zona collinare. Un bello scoglio da superare quello di farsi accettare da questi ragazzi che parlano in un modo incomprensibile, stranamente non vanno a scuola perchè appassionati dello studio e possono permettersi oggetti e svaghi inimmaginabili per il nostro eroe.
Dalle dificoltà di adattamento di questo ragazzo prende il via un racconto che parla di insegnanti inadeguati, di una scuola che invece di educare gli studenti li spinge a disimparare quello che conoscono pur di essere accettati dal branco. Racconta anche di una follia che cresce piano piano, coltivata ogni giorno come le piante che accudisce Gaspare. Sarà l'avulso Furio, in età adulta a dare un specie di patente di rispettabilità al suo desiderio di verde, al suo essere come dice la zia Elsa una barca nel bosco.
Mi sono piaciuti molto i primi tre quarti di questo volume. Nonostnate il tema trattato dia poco da ridere l'autrice l'ha affrontato con leggerezza, a tratti con ironia. Il protagonista con le sue ingenuità i goffi tentativi di omologarsi agli altri arrivando sempre un pò in ritardo, ci ispira tenerezza e solidarietà. Poi la storia si interrompe e fa un balzo di qualche anno che lascia spiazzati. A maggior ragione perchè lo stile si appesantisce. Il finale completa, poi tutte le parti mancanti, ma ormai la voglia di leggere delle prime pagine si è trasformata in noia e desiderio che il romanzo si concluda in fretta.

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Commenti

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Ciao Sonia. Bello il tuo commento.
Che uno studente si senta a disagio nella scuola perché ama lo studio è di per sé un'incredibile assurdità. Eppure nella scuola italiana può accadere, è verosimile. E la Mastrocola , che è insegnante, lo sa.
Che bel libro, ironico e leggero nella forma eppure tanto triste e malinconico.
Il talento, quello vero che si distingue con forza dalla massa, imprigionato dai coetanei e da una scuola che spesso anche nella realtà spinge all' omologazione, non mira alla vera conoscenza dei ragazzi ma solo ad arrivare alla fine dell' anno con un certo numero di voti per ogni studente.
Meritocrazia, questa parola sconosciuta a molti insegnanti e alla società in generale.
Io stesso che dal Liceo sono uscito da soli 3 anni, ricordo solo tre professori in 5 anni che veramente mi abbiano lasciato un messaggio importante.
E come ha detto Emilio, che la Mastrocola sia un' insegnante la dice lunga.
Sei stato fortunato ad avere avuto tre professori che meritano di essere ricordati. Io tra superiori ed università non so se arrivo a quel numero
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