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Una banda di svitati
Si può fare dell'ironia su tutto. Ce lo conferma Andrea Vitali, che con naturalezza inizia il suo romanzo descrivendo un funerale squallido, accompagnato da un corteo funebre scheletrico, nonchè da un riassunto di Messa. Basta l'inizio per darci un saggio dell'arguzia di questo autore capace, come facevano le vecchiette di una volta, con poche parole di descrivere con precisione fatti e persone. Il tutto condito da una buona dose di pepe.
In questo volume, ci troviamo nell'alto lago di Como, come succede per tutte le storie di Vitali. Il periodo storico è quello del fascismo. Tutte le brutture legate a quel periodo, però sono lasciate da parte. Vitali ci accompagna tra le vicende di piccoli gerarchi, che non si sentono tali; intrighi che sono resi dai protagonisti più intriganti d quanto in realtà siano e segreti che invece di restare nascosti sembrano portati di bocca in bocca dalla breva che sfiora le acque del Lario.
Il filo conduttore che ci porta attraverso le pagine del volume è il desiderio di costituire una banda in quel di Bellano. Si sarebbe però potuti partire da un altra vicenda, perchè i protagonisti sono i personaggi tanto surreali da essere credibili, tanto strani da poter essere identificati coi nostri dirimpettai e tanto ben descritti da diventare nostri amici.
In questo come in altri volumi di questo autore ci vuole un pò per riuscire ad orientarsi nel labirinto di personaggi che lo popolano,. Superato questo scoglo, però la lettura diventa agile e molto piacevole.