Dettagli Recensione
Il dolore e la clinica
Il romanzo viene dichiarato nelle presentazioni esempio di "grande letteratura". Forse il tempo fa cambiare il concetto di "grande letteratura". Forse una cartella clinica di un ospedale o di un hospice per malati terminali possono diventare "grande letteratura". Forse un testo come "La morte di Ivan Illic" di Leone Tolstoj non è più, oggi, grande letteratura perché non corredato di sufficienti dati su argomenti oncologici, assistenziali, terapeutici, palliativi. Ho letto questo libro perché ho avuto un'esperienza simile a quella del protagonista, e l'idea di "inventare la madre" mi ha sedotto. Tuttavia: il protagonista non è sufficientemente credibile, troppo vecchio per essere "traumatizzato" da un lutto (26 anni), troppo irrisolto per avere un consistente profilo personologico, lavoricchia, si intende un po' di cinema, ha una ragazza quasi magica, ha un debole rapporto col padre, però agisce come un infermiere professionale sperimentato e dispensa termini oncologici da manuale medico professionale. Il rapporto col mondo medico è non troppo velatamente soggetto di critica, i medici sono disumani, i figli, al contrario, capiscono tutto e non sono capiti: questo genera rabbia e aggressività nascosta. Tutta la prima parte del libro e anche parte della seconda sono infarciti di termini medico oncologici e tanatologici. La parte del libro che si salva è nell'ultimo terzo, quando il figlio esprime, sia pure in frammenti, il vero vissuto del lutto. Il finale invece nuovamente non è credibile. Con la morte della madre il figlio in un certo senso "si libera". L'ambivalenza sottesa al fatto che questo possa essere in qualche modo legato alla perdita della madre non viene minimamente analizzata, né lo è stata prima l'ambivalenza legata alla convivenza con un malato gravissimo. Questi dati sminuiscono il valore del libro. Se per fare "grande letteratura" fosse sufficiente sapere usare una terminologia medico oncologica diagnostica e tanatologica, molti potrebbero essere "grandi letterati" senza grosso sforzo. Non ho trovato questo "realismo" né bello né utile. In molti grandi libri si parla della morte e del lutto, senza bisogno di realismo medico, un tempo non se ne sapeva abbastanza, in epoca contemporanea la sapienza dello scrittore dovrebbe sapere evitare le trappole della società medicalizzata.
Indicazioni utili
La morte di Ivan Illic
Il tempo della vita
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Ferruccio
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