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Accabadora
 
Accabadora 2015-05-01 21:09:19 Vincenzo1972
Voto medio 
 
3.5
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
3.0
Vincenzo1972 Opinione inserita da Vincenzo1972    01 Mag, 2015
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Non dire mai: di quell'acqua io non ne bevo.

Devo ammettere che non è facile esprimere un giudizio su questo libro perchè sicuramente è un romanzo che merita di essere letto ma nello stesso tempo è ben lungi dalla perfezione.
Cominciamo con i pregi: anzitutto lo stile di scrittura, elegante, diretto, periodi ben articolati con una scelta molto attenta ed efficace dei termini, direi che andrebbe letto ad alta voce per apprezzarne la musicalità delle parole.
Poi l'ambientazione: le tradizioni, i costumi, la gente, l'aria della Sardegna traspira da ogni pagina del libro... e per chi come me ha avuto la fortuna di visitare l'isola in lungo ed in largo, soprattutto l'entroterra, è facile ricostruirsi nella mente quei luoghi, che sembrano quasi essere immuni al trascorrere del tempo, e che neanche la 'civiltà' ed il turismo dilagante lungo la costa sembra riuscire ad intaccare.
Gente meravigliosa, quella della Sardegna: ospitale, affabile, generosa ed estremamente rispettosa delle tradizioni. E la storia ruota proprio intorno a due usanze che la nostra civiltà, quella del 'continente' non potrebbe mai accettare e giustificare ma che in questo borgo isolato dal resto del mondo sono tacitamente consentite, personificate nelle due figure femminili protagoniste del romanzo, Maria, la fill'e anima, e Bonaria, l'accabadora.
E' una storia che coinvolge ed incuriosisce perchè racconta il rapporto tra queste due donne "particolari", una 'madre' ed una 'figlia' fuori dal comune e soprattutto fuori da quello che noi siamo abituati a considerare come etico, morale.
Maria, la fill'e anima, una figlia che nasce una seconda volta perchè affidata dalla madre naturale alle cure di un'altra donna che diventa a tutti gli effetti la sua seconda madre, come se il cordone ombelicale venisse reciso una seconda volta; e nel caso di Maria, la sua seconda nascita sembra quasi una grazia, una fortuna inattesa, per lei che era destinata ad essere considerata da tutti come "l'ultima", la quarta e non desiderata figlia dopo altre 3 sorelle maggiori e già praticamente accasate.
Bonaria, invece, la sua madre acquisita è un'accabadora, colei cioè che seguendo un rituale preciso "aiuta" a morire chi ormai non ha più speranze di condurre una vita degna di essere chiamata tale, perchè dilaniata dal dolore e dalla sofferenza; è una sorta di 'ultima' madre, perchè tutti noi nella nostra vita incontriamo ogni giorno madri e padri nuovi, persone che intervengono nel nostro destino plasmandolo, visto che nessuna delle nostre scelte dipende esclusivamente da noi, neanche la nascita. E spesso nemmeno la morte; l'accabadora è l'ultima madre, colei che segna l'ultimo giorno.
Si tratta perciò di un rapporto molto particolare quello che s'instaura tra Maria e Bonaria: offre diversi spunti di riflessione e viene inizialmente affrontato in modo perfetto, senza inutili retoriche e ben calato nel racconto e nello sviluppo della vicenda.
Però poi c'è una brusca interruzione, l'autrice crea una svolta nella storia, a mio parere del tutto inutile ed evitabile, tanto più che rimane una parentesi isolata, come se fosse una piccola storia all'interno della trama principale ma del tutto scollegata da questa. Ed anche il finale secondo me ne risente negativamente, perchè perde la carica emotiva, l'intensità delle prime pagine risultando quasi banale e scontato.

Rimane comunque un'ottima lettura.
Se non altro per alcune perle di saggezza popolare:

"Non dire mai: di quell'acqua io non ne bevo. Potresti trovarti nella tinozza senza manco sapere come ci sei entrata".

"Come gli occhi della civetta, ci sono pensieri che non sopportano la luce piena. Non possono nascere che di notte, dove la loro funzione è la stessa della luna, necessaria a smuovere maree di senso in qualche invisibile altrove dell'anima."

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Commenti

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Ciao Vincenzo.
Interessante la tua segnalazione e bellissima recensione.
Pia
Grazie Pia, gentilissima come sempre.
Altra eccellente recensione che ha saputo cogliere i limiti (notevoli) di un romanzo la cui idea assai originale avrebbe meritato una penna più capace e meno pasticciona.
Vincenzo, il tuo commento è sicuramente interessante. Concordo con te sulle critiche negative: l'autrice voleva raccontare una storia, secondo me, tale da coprire lo spazio di un racconto. Le aggiunte appesantiscono il testo, sia perché paiono mini racconti quasi a sé, sia per la scarsa qualità letteraria. Inoltre trapela un intento un po' 'ideologico' , il che certamente non aiuta.
la tua recensione è ben equilibrata, Vincenzo.
personalmente non concordo con talune critiche troppo severe che hanno investito questo romanzo; nell'ultimo decennio penso sia stato scritto di molto peggio.
io l'ho trovato gradevole.
ciao Vincenzo, voto con convinzione la tua recensione perchè l'ho trovata veramente utile, chiara, precisa nel mettere in luce pregi e difetti del romanzo. Periodicamente prendo in considerazione la lettura di questo romanzo, e della Murgia in generale, ma poi mi sottraggo sempre, come se ci fosse qualche istintivo motivo di diffidenza che mi allontana. Ora tu mi hai fornito qualche motivo razionale in più per privilegiare altre letture.
A me è piaciuto, si mescolano realtà e credenze popolari. Bravo.
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